[Area] AreaDG - Articolo uno (fondata sul lavoro)

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Mer 1 Maggio 2024 09:31:03 CEST


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*Articolo uno (fondata sul lavoro)*



La tutela della dignità del lavoro, di una retribuzione equa, della
sicurezza nei luoghi di lavoro e della protezione sociale va ogni giorno
riaffermata.

Il lavoro non è una merce e non può essere considerato semplicemente un
costo di produzione.

Il lavoro è fonte di dignità e di benessere personale e familiare, è
sorgente di autostima e di soddisfazione.

Troppo spesso il lavoro viene inteso unicamente come una necessità
economica, come uno strumento per ottenere un reddito, ma il lavoro è molto
di più.

Il lavoro è soprattutto l’ambito in cui la persona esprime la propria
personalità, sperimenta la propria creatività, sviluppa i legami sociali.

La persona che non ha un “lavoro dignitoso” ha un lavoro “povero”.

Un lavoro può essere “povero” per colpa del salario troppo basso ma esiste
anche una povertà di tipo non economico: la solitudine, l’assenza di
relazioni interpersonali, la bassa qualità della convivenza collettiva, la
deprivazione culturale e spirituale.

La povertà, la non “salubrità” in senso ampio, è un problema democratico
che non si risolve senza cultura dei diritti.

Quelli garantiti dall’art. 23 della Dichiarazione Universale dei Diritti
dell’Uomo e dall’art. 2 della Costituzione -per i quali la dignità del
lavoro e del lavoratore è un diritto fondamentale- dall’art. 36, comma 1
della Costituzione -che individua in una «esistenza libera e dignitosa» il
contenuto minimo essenziale dei diritti del lavoratore e della sua
famiglia- dall’art. 41, comma 2 della Costituzione che pone la dignità
umana come limite alla libertà di iniziativa economica privata.

Possiamo quindi senz’altro affermare che lavoro e dignità costituiscono il
binomio sul quale si basa il nostro assetto costituzionale.

Ma la rivendicazione di un lavoro dignitoso e sicuro si scontra con
l’esperienza quotidiana.

Da un lato la conta inarrestabile delle vittime - 119 morti nel primo
bimestre 2024: 19 in più rispetto allo stesso periodo del 2023, 5 in più
del 2022, 15 in più del 2021- da un altro un contesto produttivo che deve
ora cimentarsi con sfide nuove e complesse.

Prima vi erano lo sfruttamento del lavoro nero e minorile, seguiti dal
caporalato, poi si è entrati nell’era del precariato (contratti a termine;
collaborazioni coordinate e continuative; lavori a progetto; contratti
accessori o intermittenti; apprendistato; stage), ammantato dall’aura
retorica della flessibilità.

Si tratta di straordinarie armi negoziali di ricatto nei confronti del
lavoratore, che oramai si trovano calate nelle dinamiche delle
somministrazioni, degli appalti e dei subappalti, dei distacchi e dei
comandi, nelle quali la figura del datore di lavoro non coincide più con
quella dell’utilizzatore, mentre intanto la retribuzione si parametra a
tabelle di contratti collettivi meno credibili.

Assistiamo al sopravvenire di logiche ben più evolute: nella logistica, nei
trasporti e persino in alcuni comparti dell’edilizia, le piattaforme
digitali sostituiscono le strutture materiali dell’impresa e gli algoritmi
dettano i tempi della prestazione.

Il futuro è già tra noi. Sarebbe superficiale, però, inseguirlo
dimenticando il passato. Entrambi coesistono nel nostro presente: l’operaio
metalmeccanico lavora a fianco del fattorino guidato da un *chip*.

Da questa complessità sorge la sfida per dare sicurezza e dignità a chi
lavora, per dare ancora un senso a questa giornata del 1° MAGGIO 2024.



*Il gruppo ‘Lavoro’ di AreaDG*
*Il Coordinamento nazionale di AreaDG*
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