[Area] Ultime nuove in materia penale, tra vuoti selettivi di tutela e misure dannose per i processi e per gli obiettivi del PNRR
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Gio 11 Lug 2024 17:36:30 CEST
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_Ultime nuove in materia penale, tra vuoti selettivi di tutela e misure
dannose per i processi e per gli obiettivi del PNRR_
Giunge ad un triste epilogo l'epopea, nel diritto penale italiano, del
delitto di abuso d'ufficio.
L'articolo 323 del codice penale sin dal 1990 ha subito modifiche che,
oltre a intervenire in maniera oscillante sul trattamento sanzionatorio,
lo hanno ridefinito più volte nei suoi elementi essenziali. La norma di
chiusura nella tutela penale del bene pubblico ha avuto vita non facile.
Limitare o allargare l'ambito applicativo di quella norma significava
muovere di un passo avanti o indietro l'ultima frontiera di tutela in
ambito penale del cittadino al cospetto dell'arbitrio del pubblico
ufficiale, del suo comportamento interessato, deviante rispetto alla
salvaguardia del bene comune.
Con l'abrogazione della norma il sistema viene troncato. Si rinuncia a
quell'ultimo presidio, giustificando il tranciante intervento con un
dato statistico, il numero modesto di condanne.
Non si considera, però, che i procedimenti per abuso d'ufficio si
caratterizzano per la difficoltà probatoria e per l'alto tasso di
tecnicismo, per istruttorie laboriose (spesso non proprio compatibili
con la "tagliola" dei brevi termini di prescrizione e, oggi, di
procedibilità), in cui si sviluppa un serrato contraddittorio tra le
parti: fenomeni assolutamente fisiologici.
Peraltro, spesso l'abuso d'ufficio è solo il reato-spia, che emerge
grazie alla denuncia di cittadini che non tollerano di assistere a
indisturbate logiche clientelari. Un reato-spia in cui, però, l'indagine
conduce al disvelamento di contesti di ben più grave e sistematico
malaffare.
Siamo persuasi che il diritto penale non debba avere una funzione
simbolica. Ma oggi è piuttosto la depenalizzazione che rischia di
divenire infelice simbolo della cultura istituzionale che si vuole
radicare nel nostro Paese, in controtendenza rispetto agli obblighi
presi in sede europea.
Non ha più alcun rilievo penale, per i pubblici ufficiali, la mancata
astensione in presenza di un interesse proprio o di un prossimo
congiunto. Ha invece rilievo penale la resistenza puramente passiva
nelle carceri e nei CPR, da parte di chi vive anche in condizioni di
negazione della dignità. Ha massimo rilievo penale la protesta contro la
creazione di grandi opere infrastrutturali. La linea di politica
criminale che emerge, già ben riconoscibile da tempo, in questi giorni
sta marcando i propri contorni.
Quanto al processo penale, il legislatore mostra di voler riaffermare il
proprio spasmodico interesse: alla riservatezza, quando è quella dei
singoli, che conduce all'erosione graduale della disciplina delle
intercettazioni; alla _discovery_ anticipata, quando si tratta delle
indagini, fino all'introduzione un contraddittorio preventivo nelle
misure cautelari. Una doppia linea di tendenza che vuole,
pericolosamente, ridefinire il baricentro del nostro sistema
processuale.
L'introduzione del g.i.p. collegiale nei casi in cui vada _"decisa
l'applicazione della misura della custodia cautelare in carcere"_ è,
infine, nell'ordine: fallace, contraddittoria, potenzialmente
disastrosa.
Fallace, perché ampliare i casi della collegialità non equivale di per
sé a un approfondimento delle garanzie. La collegialità _"stimola meno i
singoli"_, laddove il giudice monocratico è _"costretto al massimo
impegno"_, alla massima responsabilità _"senza possibili alibi"_ : non
siamo noi a dirlo, ma Franco Cordero nel suo Manuale.
Contraddittoria, perché sarà poi un giudice monocratico a decidere
nell'udienza preliminare.
Potenzialmente disastrosa, per i tribunali. Sia quelli piccoli (che non
di rado e per lunghi periodi dispongono di soli tre g.i.p.) che quelli
distrettuali (oberati di richieste di misure cautelari e richieste di
giudizio abbreviato per gravissimi delitti). Tutti dovranno
riorganizzarsi faticosamente per evitare situazioni di incompatibilità,
in un contesto di costante carenza che non può dirsi certo risolto con
l'esiguo ampliamento delle piante organiche approvato, in un tempo come
il nostro in cui il PNRR obbliga al raggiungimento degli obiettivi.
Ancora una volta, un guadagno esiguo e apparente per le garanzie
determinerà un costo, reale e pesantissimo, per la tutela dei diritti di
tutti.
_L'Esecutivo di Magistratura democratica_
_Leggi sul sito di Magistratura democratica_ [1]
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