[Area] DDL 1660. Se la scelta repressiva alimenta l’insicurezza e la distanza dalle istanze sociali.

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Gio 19 Set 2024 10:52:26 CEST


_DDL 1660. Se la scelta repressiva alimenta l'insicurezza e la distanza 
dalle istanze sociali__._

In questi giorni è all'attenzione della Camera dei deputati il DDL 1660 
[Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale 
in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento 
penitenziario], di iniziativa governativa [proponenti i ministri 
Crosetto, Nordio, Piantedosi].

Pur nella consapevolezza del carattere articolato dell'intervento 
normativo ora in discussione in Parlamento, rileviamo che esso esprime 
una "visione" dei rapporti tra autorità e consociati fortemente 
orientata al versante dell'autorità, coltivando l'ambizione di risolvere 
- con l'inasprimento di pene, l'introduzione di nuovi reati, 
l'ampliamento dei poteri degli apparati di pubblica sicurezza - problemi 
sociali che probabilmente potrebbero trovare più efficaci risposte senza 
usare per forza la leva penale.

Colpisce, nel complesso, la tendenza a introdurre nuove incriminazioni 
e, in linea generale, a introdurre inasprimenti sanzionatori. Una linea 
di tendenza che però non assicura affatto risultati concreti sul piano 
della prevenzione dei fenomeni criminali.

Preoccupa, in secondo luogo, la costruzione di nuove fattispecie penali 
(o l'introduzione di aggravanti) che perseguono l'obiettivo di 
sanzionare in modo deteriore gli autori di reato che hanno commesso 
fatti nel corso di manifestazioni pubbliche o di iniziative di protesta 
contro la realizzazione di c.d. _grandi opere_. A ciò si aggiunge 
l'ampliamento del catalogo di misure di prevenzione atipiche, con 
attribuzione del potere al Questore di vietare a determinate categorie 
di persone l'accesso ai luoghi ove si realizzano le c.d. _grandi opere. 
_Si tratta di previsioni che intendono disegnare un "tipo d'autore" 
veicolando nel discorso pubblico l'idea che la pubblica manifestazione 
di protesta è in sé un fatto da stigmatizzare.

Espressione della _over-criminalization_ per "tipo di autore" sono anche 
la previsione o l'inasprimento delle misure repressive nei confronti di 
chi occupa case, di chi fa blocchi stradali (anche non violenti), di chi 
adotta iniziative di protesta particolarmente appariscenti (si allude 
alle norme che intendono aggravare il trattamento sanzionatorio rispetto 
a fenomeni di protesta come quelli posti in essere dal movimento _Ultima 
generazione_). Novità che lasciano perplessi sia in ordine alla 
proporzionalità della risposta sanzionatoria (che si vuole inasprire) 
sia sotto il profilo della selezione dei fatti cui attribuire disvalore 
penale (si pensi ai blocchi stradali non violenti).

Sempre nel solco dell'ampliamento dei poteri attribuiti all'autorità di 
pubblica sicurezza di incidere direttamente sulla libertà personale 
meriterebbe una seria riflessione l'ampliamento delle ipotesi di 
possibilità di arresto in c.d. _flagranza differita_, posto che essa 
rischia di porsi in frizione con le garanzie scolpite nell'art. 13 della 
Costituzione

Come espressione di una logica penale principalmente repressiva e 
muscolare si segnalano, ancora, le norme in materia penitenziaria: gli 
interventi che potenzialmente renderanno possibile l'ingresso in carcere 
di bambini di età inferiore a tre anni (o la forzata rescissione dei 
legami con la madre); l'introduzione del reato di rivolta penitenziaria 
(che incrimina anche atti di resistenza passiva all'esecuzione di 
ordini, senza nemmeno avere la cura di specificare che tali ordini 
debbono essere almeno legittimi…); l'introduzione di ulteriori ipotesi 
di ostatività o di automatismi che rendono più arduo l'accesso a 
benefici penitenziari.

Per contro - e rispondendo alle attese elettorali che alimentano il 
consenso di forze ampiamente rappresentate in Parlamento - si 
introducono numerose disposizioni che intendono offrire uno statuto 
privilegiato agli operatori del settore della sicurezza pubblica: il 
porto d'armi senza licenza (che ha l'effetto potenziale di aumentare il 
numero  di armi in circolazione); l'introduzione di fattispecie 
incriminatrici _ad hoc _(con possibilità di arresto in flagranza 
differita); l'introduzione della possibilità di avere sostegno economico 
in caso di sottoposizione a procedimenti penali in conseguenza di fatti 
connessi all'esercizio della funzione rivestita (a differenza della 
generale platea dei dipendenti pubblici).

Il DDL interviene anche sulla questione migratoria. E lo fa - ancora una 
volta - con interventi normativi che intendono rendere più difficile il 
soccorso (si allude agli interventi di modifica al codice della 
navigazione, che possono introdurre ulteriori ostacoli alle attività 
delle ONG impegnate nei soccorsi in mare) e più difficile la vita dei 
migranti, una volta giunti sulle rive italiane.

Anche se il nome giornalistico del provvedimento, scelto dalla 
maggioranza di governo, richiama la "sicurezza", molte delle 
disposizioni di questo decreto non solo non giovano alla sicurezza 
pubblica ma anzi rendono le città meno sicure per tutti.

È certamente il caso della disposizione che modifica il codice delle 
comunicazioni elettroniche, obbligando gli esercenti commerciali che 
vendono SIM a richiedere il permesso di soggiorno a persone straniere 
come condizione per procedere all'acquisto.

Una vera e propria disposizione anti-migranti, che limita la possibilità 
di acquistare e possedere beni nei confronti di una categoria di 
cittadini stigmatizzata in base all'etnia, così riportando alla memoria 
i tempi più bui del secolo scorso.

Ma non è solo questo. Prendersi carico della sensazione  di insicurezza 
che viene percepita, soprattutto nei grandi centri urbani, a seguito dei 
ricorrenti episodi di violenza che hanno per protagonisti migranti che 
vivono in strada, soprattutto nelle zone delle stazioni, senza nessun 
accesso alle reti della società, significa, come il semplice buon senso 
dovrebbe chiarire a chiunque, dotarsi un sistema sociale di presa in 
carico di queste persone: identificarle innanzitutto, visitarle per 
capire se hanno problemi fisici o psichici che richiedano interventi 
immediati, allocarle in centri dove abbiano almeno un letto e un pasto 
garantito e soprattutto toglierle immediatamente dalla strada,  dove 
l'unico sbocco di sopravvivenza è la criminalità, che infatti spesso li 
sfrutta coinvolgendoli nel consumo e nel piccolo spaccio di 
stupefacenti,  così aggravando le loro problematiche psichiche e 
personali e incrementando la possibilità di condotte violente.

Questo ci rende tutti più insicuri. Rispondere con pene sempre più 
severe non aiuta certo le vittime di quei reati, che intanto li hanno 
subiti e continueranno a subirli in misura sempre maggiore, se i 
migranti non regolari vengono deliberatamente spinti a delinquere da 
disposizioni come questa.

Non vediamo poi cosa c'entrino con la sicurezza dei cittadini le tante 
norme del decreto che criminalizzano il dissenso verso le politiche di 
governo, come quella che introduce il reato di  "blocco stradale", 
chiaramente rivolta alle associazioni ambientaliste,  o quella che 
introduce un'ulteriore circostanza aggravante dei delitti di resistenza 
a pubblico ufficiale se il fatto è commesso al fine di impedire la 
realizzazione di un'opera pubblica o di un'infrastruttura strategica, 
anch'essa chiaramente rivolta alle manifestazioni contro la 
realizzazione di grandi opere come la TAV o il Ponte sullo Stretto, 
manifestazioni che peraltro vedono spesso un'ampia partecipazione delle 
comunità cittadine locali.

L'unica "messa in sicurezza", in questo caso, è quella delle politiche 
di governo, che usa il grimaldello del diritto penale per disincentivare 
e reprimere il dissenso, proprio da parte chi lamenta sempre la presunta 
"politicizzazione della giustizia".

Il DDL 1660 - oggetto della libera discussione in Parlamento - sembra 
dunque usare la leva penale per disegnare simbolicamente un nuovo 
assetto dei rapporti tra Autorità e consociati, veicolando un chiaro 
messaggio: legge e ordine, chi protesta, chi è marginale, chi non 
pratica ginnastica d'obbedienza domani rischierà ben più di ieri. "_La 
maggior parte delle sue disposizioni _(come sostiene l'OCSE nel parere 
reso il 27 maggio 2024) _ha il potenziale di minare i principi 
fondamentali della giustizia penale e dello stato di diritto_".

Non ci sembra che il DDL, così come è formulato, sia un messaggio 
coerente con le esigenze del sistema penale e penitenziario, né con la 
proclamata necessità di costruire un sistema penale liberale e informato 
al garantismo.

_L'Esecutivo di Magistratura democratica_

_Leggi sul sito di Magistratura democratica_ [1]

Links:
------
[1] 
https://www.magistraturademocratica.it/articolo/ddl-1660-se-la-scelta-repressiva-alimenta-l-insicurezza-e-la-distanza-dalle-istanze-sociali
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