[Area] AreaDG - Zaccaro “La riforma della giustizia delegittima noi magistrati, impossibile aprire una trattativa” - la Repubblica
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Gio 13 Feb 2025 11:42:37 CET
*Zaccaro “La riforma della giustizia delegittima noi magistrati,
impossibile aprire una trattativa” - la Repubblica*
di Conchita Sannino
Intervista al giudice, segretario di Area: “Il limite dei 45 giorni per le
intercettazioni è del tutto insufficiente. Così si rischia di rendere vane
moltissime indagini”
13 FEBBRAIO 2025 ALLE 01:00 3 MINUTI DI LETTURA
“Falso” che l’Associazione nazionale magistrati non abbia voluto fin qui
dialogare. “Falso” che l’incontro con la premier possa aprire una qualunque
trattativa sulla separazione delle carriere. “Falso” che la riforma, così
come la tagliola ai 45 giorni delle intercettazioni, “potranno mai
risolvere i diversi mali della giustizia”. Parla per la prima volta da
quando c’è la nuova giunta dell’Anm Giovanni Zaccaro, già consigliere Csm e
segretario nazionale di Area, il gruppo dei magistrati progressisti
(arrivati secondi, con 1803 voti, dopo i conservatori di Mi, di 260
preferenze più avanti).
Segretario Zaccaro, ennesima battaglia intorno allo stop alle
intercettazioni dopo 45 giorni. Una tagliola che riguarda anche reati molto
gravi. Lei, da giudice penale, cosa ne pensa?
“Se devo parlare per la mia esperienza, 45 giorni possono essere del tutto
insufficienti: le cautele degli indagati calano a distanza dal fatto e
dunque si rischia di rendere vane moltissime indagini. E poi , posso
sottolineare una lieve distonia?...”.
Prego.
“Le cronache sono piene di casi di intercettazioni abusive da parte di
agenzie illegali che vendono notizie riservate. È questa, a me pare,
l’emergenza: non le intercettazioni disposte dalle forze dell’ordine sotto
il controllo del pm e con l’autorizzazione di un giudice”.
L’Anm sceglie Parodi: “Voglio vedere il governo ma lo sciopero va avanti”.
Meloni apre all’incontro
di Alessandra Ziniti09 Febbraio 2025

Il neo presidente dell’Anm Parodi ha esordito registrando una
conflittualità ormai radicalizzata tra magistratura e politica. Servirà,
l’incontro con la premier?
“Mi faccia prima sgombrare il campo dagli equivoci e dalla propaganda di
questi giorni. E’ falso che c’è un conflitto fra magistrati e politica. I
magistrati fanno il loro lavoro, con pochissime risorse, con leggi confuse
e contraddittorie. E’ la politica che in questi mesi ha attaccato i
magistrati che hanno avuto la solo colpa di prendere decisioni sgradite
alla maggioranza di turno, basti pensare ai colleghi Apostolico o Gattuso.
E’ la politica che ha strumentalizzato anche vicende giudiziarie neutre per
distrarre e condizionare la opinione pubblica, basti pensare al caso e al
trattamento Lo Voi”.
In questo clima, quale mediazione potrà aprirsi con Meloni, Nordio e
maggioranza?
“Sia il termine mediazione, sia la parola trattativa portano fuori strada.
Non ci potrà essere trattativa sulla riforma Nordio. La trattativa si fa
per questioni sindacali, sulle ferie o sugli stipendi. Noi invece
protestiamo a tutela di diritti e principi che sono patrimonio di tutti i
cittadini. Contestiamo la riforma non a tutela della corporazione dei
magistrati, ma per mantenerne l’assetto costituzionale. Sui principi non si
può trattare”.
Possiamo dire che il suo gruppo, Area, non ha gradito per niente l’idea di
questo appuntamento a Palazzo Chigi?
“Guardi, il presidente Parodi è un uomo paziente e simpatico, se non
convincerà la presidente Meloni a fermare la riforma Nordio spero la
convinca almeno a fermare la continua e pressante delegittimazione del
potere giudiziario, promossa da tanti altri esponenti della maggioranza che
hanno vilipeso i colleghi, colpevoli di avere fatto solo il loro lavoro”.
La maggioranza plaude però alla mano tesa e lo stesso Parodi parla della
necessità di un “abbassamento di toni”. Siete stati troppo chiusi?
“Ma è un falso che finora la magistratura fosse chiusa al dialogo perché il
presidente Santalucia ha sempre cercato il confronto, e perché il Csm ha
reso un parere sulla riforma del tutto ignorato. Anzi, la risposta alle
delibere del Csm in questi mesi è stata, perfino da parte di un
sottosegretario: “ma il Consiglio non è organo elettivo”. Abbiamo offerto
un contributo sui grandi temi costituzionali, così come sui temi quotidiani
della giustizia, come il processo telematico: ma siamo stati sempre
ignorati. E a volte, irrisi”.
Si ha l’impressione che in questa neonata governance dell’Anm la giunta
unitaria sia già messa alla prova.
“Direi di no. Noi, come gruppo di Area, abbiamo rinunciato ad un posto per
partecipare ad una giunta che fosse unitaria: che quindi durerà e resterà
tale finché saprà rappresentare la pluralità della magistratura e lo
spirito della assemblea generale del 15 dicembre”.
E’ la stessa assemblea in cui avete proclamato sciopero e mobilitazione
pro-referendum per contrastare la riforma sulla separazione delle carriere?
“Certo, e quel percorso è tracciato, non è messo in discussione da parte di
nessun gruppo”
Ma perché siete così sicuri che la separazione delle carriere, tra pm e
giudici, non possa servire a rendere la giustizia più efficiente o giusta?
“Proprio perché la riforma non risolve nessuno dei tanti mali della
giustizia: non rende né i processi più veloci, né le sentenze più giuste.
La riforma è una ritorsione contro la magistratura che ha osato processare
i potenti di turno. La separazione delle carriere serve solo a sottrarre
dal potere giudiziario i magistrati che fanno le indagini ed accusano . E
siccome i poteri dello Stato sono tre, la conseguenza è che i pm saranno
attratti nella sfera del potere esecutivo o legislativo, ossia sarà sotto
il controllo delle maggioranze di turno. E solo queste ultime decideranno
chi processare”.
Ieri il vicepresidente del Csm, Pinelli, affrontando il tema dell’Alta
Corte disciplinare così come disegnata nella riforma della destra, ha
rilevato diverse criticità ma ne ha anche indicato la necessità, per
contrastare una “chiusura corporativa” dei magistrati, “ritenuta ormai come
definitivamente acclarata”. Cosa replica?
“Solo che è sorprendente. Il vicepresidente del Csm accusa di
corporativismo la sezione disciplinare che egli stesso presiede. Delle due
l’una: o si è fatto prendere dalla foga polemica; oppure, in camera di
consiglio, non fa valere le sue ragioni”.
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