[Area] Morti sul lavoro: la demagogia panpenalistica e le riforme necessarie
md a magistraturademocratica.it
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Mar 29 Lug 2025 14:09:56 CEST
_MORTI SUL LAVORO: LA DEMAGOGIA PANPENALISTICA E LE RIFORME NECESSARIE_
Dopo i morti (o forse quando i morti sono più di uno), in materia di
sicurezza sul lavoro arrivano puntuali ricette e buoni propositi. E la
ricetta è quasi sempre penale, perché la pena ha molti vantaggi per chi
propone di introdurla: è popolare (del resto si è lavorato parecchio
perché fosse così) e serve a distinguere i cattivi, le mele marce
all'interno di un sistema produttivo sano.
Eppure le pene in materia di sicurezza già ci sono, mancano piuttosto i
mezzi e le persone per accertare le violazioni, soprattutto prima che il
danno (che le misure di protezione mirano a evitare) si realizzi. Non
servono altri reati, ma altri, molti altri ispettori e soprattutto sono
necessari interventi strutturali. Perché è ormai chiaro che a causare le
morti non sono le mele marce. È ormai chiaro che il deficit di sicurezza
è strettamente legato ai modi della produzione, quindi in primo luogo
alla disarticolazione dei processi produttivi in catene di appalti, che
non hanno altra finalità che risparmiare sul costo del lavoro e in cui
quindi i margini di profitto dipendono in effetti dallo sfruttamento dei
lavoratori. E sfruttamento significa impiegare lavoratori con
retribuzioni inferiori anche alla soglia di povertà, precari, quindi
anche più inesperti, meno formati anche sui rischi del lavoro, costretti
a orari lunghissimi per procurarsi appena quel che serve a sè e alla
propria famiglia e perciò più esposti a quei rischi. Sfruttamento
significa anche risparmio sulle dotazioni e sulla formazione in materia
di sicurezza.
Le cause delle morti sul lavoro hanno radici profonde e strutturali, per
questo i rimedi dovrebbero essere strutturali. Strutturali, ma non
difficili e neppure particolarmente costosi per il bilancio pubblico.
Due tra tutti: introdurre un salario minimo per legge e reintrodurre
anche nel lavoro privato il principio di parità di trattamento tra
dipendenti degli appaltatori e dei committenti. Due interventi che
renderebbero non più convenienti gli appalti parassitari, servirebbero a
costruire un mercato di imprese che competono sulla qualità dei servizi
che offrono e non sullo sfruttamento del lavoro e restituirebbero alla
retribuzione il suo significato costituzionale di mezzo per costruire
vite libere e dignitose.
Ed un terzo intervento dovrebbe riguardare limiti legali di
pensionamento nei lavori usuranti: dei quattro operai edili morti ieri,
tre avevano più di 60 anni, due addirittura 67 e 69 anni e costringere
lavoratori di quasi 70 anni a lavorare in un cantiere e su impalcature
per accedere ad una pensione significa aumentare in misura esponenziale
il rischio che possano rimetterci la vita.
Riforme semplici. Basterebbe volerle fare.
_Gruppo lavoro di Magistratura democratica_
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