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"Ora tocca alla magistratura"

Sommario

Leggi e istituzioni
L'Unione in mezzo al guado: l'accordo sulla Costituzione europea, di Giuseppe Bronzini

1. Introduzione
2. La razionalizzazione dei trattati e la riforma
delle istituzioni
3. Principi, obiettivi, diritti
4. Le politiche della terza parte: verso una nuova Costituzione
5. Qualche spunto conclusivo

Il difensore e l’intervista ai collaboratori di giustizia, di
Maurizio Gemelli

1. Cenni introduttivi: il disagio dei difensori nelle prassi applicative
2. Collaboratori e investigazioni difensive: il difficile coordinamento delle discipline di riferimento
3. Conclusioni

Il carcere è riformabile?, di Franco Maisto

Un quesito di fondo si aggira per l'Europa: il carcere è riformabile? Provo a
rispondere premettendo la mia profonda convinzione che la confusione
dei messaggi mediatici non può avere degli effetti di lunga
durata e, prima o poi, emerge che un conto è il cambiamento,
un conto è la trasformazione, un conto è il look, altro
conto è la riforma.

La favola del diritto certo, di Gioacchino Romeo
1. Una delle riforme della cd “Casa delle libertà”
2. Un cavallo di Troia: la rimessione obbligata
3. Un esempio clamoroso
4. Prove tecniche di pronostico.

I rapporti tra giurisdizione ordinaria e amministrativa: una relazione
ancora instabile (note a margine della sentenza n. 204/2004 della
Corte costituzionale), di Renato Finocchi Ghersi
1.
I contenuti della pronuncia 204/2004 della Corte costituzionale 2.
La sentenza n. 204 nella storia recente dei rapporti tra le
giurisdizioni 3. Cenni ai possibili sviluppi futuri.

Sovranità private (dal monopolio statale della forza alla forza del monopolio
dell’impresa militare), di Marco Bouchard

1. Dalla Spectre alla Vaic
2. Contingenti privati e forze regolari in guerra

3. Uso della forza e sovranità
4. Difesa e outsourcing
5. Legge e mercenari.

6 L’Executive order 12333
7. Le molteplici forme della sicurezza privata internazionale 8.
Uso della forza e soccorso umanitario
9. Pmc e tortura
10. Fine della sovranità?

Obiettivo.
Il danno alla persona
Introduzione, di Gianfranco Gilardi
Quantificazione del danno alla reputazione, all’identità personale e all’immagine, di Davide Goetz

La presente indagine, compiuta con l’ausilio dei dati fatti pervenire dagli Osservatori sulla
giustizia civile, mira a individuare, in concreto, su quali livelli
numerici di liquidazione del danno si attesti la giurisprudenza in
caso di lesione dei diritti della personalità tradizionali o,
se vogliamo, in senso stretto: il diritto all’identità
personale, alla reputazione, all’onore, all’immagine, al
nome Risarcimento del danno alla persona da immissioni, di Luciana Barreca

1. La natura della responsabilità per danni da immissioni
2. Gli orientamenti dei giudici di merito sul danno risarcibile
3. Le prospettive delineate dalla più recente giurisprudenza di
legittimità sul danno alla persona.
Note sul rapporto tra danno morale, biologico ed esistenziale, di
Francesco Ranieri

1. Il danno risarcibile alla vittima primaria in caso di illecito civile
non costituente reato 2. Il danno risarcibile al congiunto del
soggetto deceduto a seguito dell’illecito 3. Il danno
risarcibile in caso di macrolesioni 4. Alcuni spunti di riflessione.
Soluzioni
interpretative in materia di danno biologico, morale ed esistenziale
(ricognizione degli orientamenti nella Corte d’appello di
Salerno), di Giuseppe Fortunato
1.I
metodi di liquidazione del danno biologico e gli effetti delle legge
57 del 2001 2. La
tripartizione del danno non patrimoniale ed i rischi di duplicazioni
risarcitorie 3. Il problema
della selezione degli interessi della persona di rilevanza
costituzionale 4. Il destino
del danno morale tra costituzionalizzazione ed attuale vigenza
dell’art. 185 cp.
Criteri
di liquidazione del danno non tabellato (La prova e la liquidazione
del danno
esistenziale
nella esperienza torinese), di Ombretta Solvetti
1. La giurisprudenza torinese meno recente in tema di danno alla persona
2. La “svolta” impressa dalla Corte di cassazione
e dalla Corte costituzionale
3. Il nuovo orientamento
giurisprudenziale del Tribunale di Torino.
Note a margine dell'analisi ragionata della giurisprudenza barese sul
danno alla persona, di Roberto Savino

1. Quantificazione del danno biologico
2. Quantificazione del danno morale
3. Quantificazione del cd danno esistenziale. Dibattito.
Quale progetto per la giustizia?
Contributo a un programma di governo: la giustizia, di Elvio Fassone
I ritardi e la casualità delle proposte della sinistra in tema
di giustizia sono, da tempo, all'ordine del giorno. Nel processo di
definizione di un programma di governo da parte delle forze
dell'Ulivo (e non di esse soltanto), coordinato da Giuliano Amato, un
articolato contributo sul tema della giustizia è stato
predisposto da Elvio Fassone. La pubblicazione di tale contributo ci
sembra di particolare importanza – anche per stimolare
ulteriori confronti – nel dibattito aperto dalla Rivista
Alcune proposte per la giustizia civile, di Gianfranco Gilardi

1. Le difficoltà della giustizia civile e l’ineffettività
dei diritti
2. Il movimento riformatore degli anni ’90 e
la successiva inversione di tendenza
3. L’urgenza di ripartire dai diritti
4. Quali riforme?
5. Dalle riforme del processo alle risorse e
alle strutture
6. L'organizzazione del lavoro giudiziario
7. La magistratura onoraria
8. L’effettività dell’autogoverno
9. Le riforme processuali utili alla
giustizia civile
10. Ulteriori interventi. Magistratura
e società

Una prospettiva per la direzione degli uffici giudiziari, di Claudio Castelli
1. La dirigenza degli uffici giudiziari: un bilancio negativo
2. Cultura dell’organizzazione e direzione come staff
3. Ruolo e compiti dei dirigenti dell’ufficio giudiziario
4. La collaborazione alla direzione: gli incarichi semidirettivi
5. La collaborazione alla direzione: i dirigenti amministrativi
6. La selezione dei dirigenti oggi
7. La formazione dei dirigenti oggi
8. I percorsi formativi possibili
9. Nuovi criteri di selezione
10. La temporaneità.

L’ufficio per il processo e i suoi pilastri, di Roberto Braccialini
Il dibattito sulla necessità di costituzione di un ufficio del
giudice, come struttura di staff a servizio del magistrato, ha
subito, da ultimo, un interessante spostamento verso la necessità
di realizzare un “ufficio per il processo”, i cui
pilastri sono il personale e la dirigenza amministrativa, la
magistratura onoraria e il processo telematico.

Osservatorio internazionale
Il giusto processo nello statuto della corte penale internazionale tra
common law e civil law, di Giovanni Canzio
1.
A fair and expeditious trial
2. Il diritto di difesa e il regime delle prove
3. L’obbligo della motivazione e la regola dell'“oltre il ragionevole dubbio”
4. La giustizia penale internazionale e il modello italiano.

Le condizioni per fare il giudice (il caso emblematico del giudice
Martin), di Vincenzo Accattatis
Occorrono alcune condizioni minime per fare il giudice, che anche il Parlamento deve rispettare: negli Stati Uniti come in Italia
Il principio di socializzazione del processo nel codice di
procedura civile peruviano del 1992, di Juan Monroy Gálvez
«Il giudice deve evitare
che la disuguaglianza fra le persone per ragioni di sesso, razza,
religione, lingua o condizione sociale, politica o economica, infici
lo sviluppo o risultato del processo» (articolo VI del
codice di procedura civile del Perù: Principio di
socializzazione del processo).

Giurisprudenza e documenti
Il manicomio è un dolore inutile (Emilio Lupo e Aldo Policastro)
Corte assise Torino – sez. 1, ordinanza 6 maggio 2004, imp. S.D.,
pres. Giordana, est. Balestretti
La resistibile ascesa di un impero televisivo tra satira e
diffamazione (Stefano Erbani)
Tribunale Milano, decreto 7 maggio 2004 – giud. Verga – Guzzanti e altri

Editoriale

Subito dopo
l’approvazione da parte del Senato del testo di riforma della
Costituzione, il Presidente del Consiglio e il Ministro della
Giustizia, nel vantare il risultato positivo per la maggioranza di
governo, hanno soggiunto: «ora tocca alla magistratura».
Difficile ritenere che, con questa dichiarazione, essi abbiano inteso
far riferimento solo ad una sequenza temporale tra il progetto di
mutare la Costituzione e quello di modificare lo statuto dei
magistrati, alludere esclusivamente ad un “prima” e ad
un “dopo” nello sviluppo dei lavori parlamentari. Nelle
loro parole c’è molto di più. Vi si coglie
l’indicazione di un legame istituzionale e politico, di un
nesso logico e giuridico tra la riforma della Costituzione e la
radicale modifica dell’ordinamento giudiziario. Certo, le
materie sono differenti, le procedure e gli organi investiti dalle
due riforme sono assai diversi. Ma l’ispirazione, la logica di
fondo, le parole chiave sono profondamente omogenee.

Nell’ambito
dell’organizzazione dello Stato la riforma costituzionale
introduce una forte concentrazione di poteri nell’esecutivo e,
all'interno dell’esecutivo, nella figura del primo ministro.
Depotenzia il ruolo del parlamento esponendolo al forte e continuo
condizionamento del premier. Si dimostra incurante degli
equilibri e dei contrappesi che garantiscono armonia e misura
nell’esercizio dei poteri dei titolari dell’indirizzo
politico. Su questa strada il legislatore costituzionale disegna uno
Stato che si ritrae da una serie di ambiti decisivi della vita
sociale, quali la tutela della salute e l’istruzione
(lasciandoli pressoché integralmente alle competenze regionali
anche a costo di dar vita a disuguaglianze giuridiche ed a
discriminazioni) e, contemporaneamente, riduce al suo interno le
sfere di autonomia, di collegialità, di rappresentatività,
a tutto vantaggio del potere e della forza del premier.

A sua volta, nel
rimodellare l’assetto della magistratura, il progetto di
riforma dell’ordinamento giudiziario segue un’analoga
direzione di marcia. Svuota delle sue prerogative l’organo
collegiale di governo autonomo della magistratura; promuove la
rinascita di meccanismi di carriera e di gerarchia personale;
sottopone tutti i magistrati a un regime disciplinare lesivo di
fondamentali diritti di libertà del cittadino magistrato;
rifiuta tanto l’esperienza della formazione sin qui svolta dal
Csm quanto la prospettiva di serie e rigorose verifiche di
professionalità proposta dall'Associazione nazionale
magistrati a favore dei congegni di controllo e di conformazione
costituiti dai “concorsi” e dei test psicoattitudinali.
Come a dire che. attraverso la legge “ordinaria” di
riforma dell’ordinamento giudiziario, ci si propone di
realizzare, nel campo della giustizia, quegli stessi obiettivi di
accentramento, di gerarchizzazione, di sterilizzazione delle
autonomie e dei poteri diffusi che, in altri ambiti istituzionali,
si vogliono ottenere grazie alla riforma della Costituzione.

Il risultato,
davvero paradossale, è quello di un progetto di ordinamento
giudiziario che contrasta in più punti con la Costituzione in
vigore proprio perché è culturalmente omogeneo con la
“nuova” costituzione voluta dalla maggioranza politica.
Quest’ultima, comunque, non manca di aggiungere un ulteriore
tocco al quadro complessivo con una modifica costituzionale solo
apparentemente modesta: l'attribuzione del potere di nomina del
vicepresidente del Csm (oggi eletto dal plenum del Consiglio)
al Capo dello Stato. Si intende così sottrarre al Consiglio
superiore un potere che spetta a “tutti” gli organi
collegiali: quello di scegliere dal proprio seno il vicepresidente ,
cioè il soggetto che nella vita quotidiana dell’istituzione
consiliare ha il compito di organizzare e dirigere l’attività
dell’organo collegiale. Già svuotato dal basso delle sue
prerogative costituzionali in tema di nomine a favore di una miriade
di commissioni di concorso, il Consiglio subirebbe una ulteriore
grave deminutio, divenendo un collegio eterodiretto.

In ragione di
questi intrecci tra modifiche dell’ordinamento giudiziario e
processo di revisione costituzionale la posta in gioco nella partita
in corso sullo “statuto” della magistratura è
dunque altissima e va ben al di là della pur giusta
considerazione che una legge sull'ordinamento giudiziario ha “sempre”
una oggettiva rilevanza costituzionale. Riscrivere in senso
autoritario e illiberale l'ordinamento della magistratura è
infatti parte integrante del progetto di trasformare in senso
autoritario la forma di governo e l’assetto dei poteri nello
Stato repubblicano. C’è da sperare che di questo siano
fino in fondo consapevoli tutti coloro che, nel parlamento e nel
paese, oggi contrastano il disegno di por mano alla Costituzione
repubblicana.


Indirizzo:
http://old.magistraturademocratica.it/platform/2007/07/24/ora-tocca-alla-magistratura