I. Gli interventi a difesa della giurisdizione

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1. Gli interventi a tutela di singoli magistrati o singoli uffici
E' ormai largamente consolidato, nella giurisprudenza del Consiglio
Superiore, l'orientamento favorevole all'intervento dell'organo
di autogoverno a tutela della magistratura rispetto ad attacchi
pubblici che si risolvano in potenziali lesioni all'indipendente
esercizio dell'attività giudiziaria. Nel solco di questo orientamento,
numerose sono state le delibere consiliari a tutela dell'indipendenza
della magistratura.
Il Consiglio, ad esempio, si è pronunciato sulla vicenda segnalata
dal presidente della sottosezione dell'Associazione nazionale
magistrati di Modena, che chiedeva un intervento a tutela
della magistratura modenese denigrata da commenti rilasciati alla
stampa dalla parlamentare on. Isabella Bertolini a commento
di un provvedimento emesso dal gup presso il Tribunale di Modena;
il plenum del 16 gennaio 2002 ha approvato la seguente risoluzione
proposta dalla prima Commissione (relatore Viazzi):
Il Consiglio superiore della magistratura è garante - nell'interesse
della generalità dei cittadini, del prestigio, della correttezza e dell'indipendenza
di ciascun magistrato nell'esercizio delle sue funzioni, ed in
definitiva è tutore dei valori dell'indipendenza e dell'autonomia della
magistratura. In tale veste, il Consiglio osserva che le accuse mosse alla
magistratura modenese con riferimento alla vicenda indicata in epigrafe,
sono non solo offensive ma anhe connotate da assoluta genericità.
Pertanto, non possono in alcun modo essere qualificate come legittime
critiche all'operato di quei giudici. Il Consiglio ritiene, pertanto, necessario
tutelare l'onore professionale dei citati magistrati, in presenza di
gravi e ingiustificate accuse, manifestamente tendenti a delegittimarne
l'operato. Tutelando la dignità personale e professionale dei magistrati

colpiti a causa dello svolgimento delle loro funzioni, il Consiglio intende
garantire che la giurisdizione sia sempre esercitata con la necessaria
serenità, nel rispetto delle competenze dei diversi soggetti istituzionali.

2. Gli interventi a difesa della giurisdizione: la risoluzione del
13 dicembre 2001 sulla mozione del Senato del 5 dicembre 2001

La rapida rassegna degli interventi del Consiglio Superiore a
tutela dell'indipendenza della magistratura non può non segnalare
la delibera relativa alla mozione proposta dai Senatori Schifani,
Nania, D'Onofrio, Moro, Del Pennino, Carrara, Crinò e Calderoli
ed approvata a maggioranza dal Senato il 5 dicembre 2001.
Nel preambolo, la mozione affermava:
che le polemiche ricorrenti sul tema della giustizia, divenute pi aspre
nell'ultimo periodo, hanno allarmato l'opinione pubblica; che i recenti
provvedimenti giudiziari hanno disatteso una sentenza della Corte costituzionale,
per di pi risolutiva di un conflitto di attribuzione tra poteri
dello Stato; che le suddette decisioni hanno creato disorientamento
ed un clima di accese polemiche che rendono difficoltoso lo svolgimento
dei processi in corso, impropriamente caricati di significati politici
che sembrano alterare il corretto esercizio delle funzioni giurisdizionali;
che si sono svolte riunioni di magistrati e, cosa ancor pi grave,
di magistrati della magistratura giudicante con quelli della magistratura
inquirente e requirente, finalizzate a cercare mezzi e modi per disapplicare
una legge dello Stato, e che a tale risultato si è pervenuti appellandosi
a una non dimostrata e non dimostrabile prevalenza di asseriti
princìpi e convenzioni di diritto internazionale sul diritto nazionale
e sovvertendo così la gerarchia delle fonti stabilita dalla Costituzione e
dalla legge e sostituendosi così di fatto e di diritto al legislatore.

Sono note le reazioni suscitate da tale mozione, tra le quali
vanno ricordate il duro documento con il quale la giunta dell'Associazione
nazionale magistrati rassegnò le sue dimissioni e il
documento in difesa dell'indipendenza della magistratura sottoscritto
da 264 professori universitari di diritto.
Anche il Csm intervenne approvando, all'unanimità, la risoluzione del 13 dicembre 2001 intitolata "Ruolo istituzionale del
Csm in materia di formazione e aggiornamento professionale e a
tutela dell'autonomia e indipendenza della magistratura: riunioni
nell'ambito della formazione decentrata":
Il Csm premesso che nella mozione approvata dal Senato della Repubblica il 5 dicembre
2001, si fa riferimento a riunioni di magistrati intese a individuare
mezzi e metodi per la disapplicazione di una legge dello Stato;
che il Consiglio superiore della magistratura ha il dovere istituzionale
di verificare la fondatezza di simili denunce, soprattutto allorch provengano
da autorevoli organi istituzionali, e che a tale compito può assolvere
tanto pi puntualmente quanto pi specifici e determinati siano
i fatti oggetto di doglianza;
che nello "spirito di collaborazione istituzionale", il Consiglio superiore
della magistratura intende fornire il proprio apporto in vista della
realizzazione di una giurisdizione efficace e rispettosa dei principi costituzionali;
che allo stato, peraltro, il Csm ha notizia soltanto di incontri di studio
inseriti nel quadro delle iniziative di formazione decentrata dei magistrati
promosse dallo stesso Consiglio, e realizzati in diversi distretti
giudiziari nell'ambito di un pi generale ciclo di incontri dedicati alle
nuove normative (riforma dell'art. 111 della Costituzione, disciplina
delle misure cautelari, indagini difensive, responsabilità delle persone
giuridiche, collaboratori di giustizia, rogatorie internazionali);
che spetta al Csm curare l'attività di formazione e aggiornamento dei
magistrati, mediante una molteplice serie di iniziative (incontri di studi,
laboratori, seminari, scambi di informazioni su orientamenti giurisprudenziali)
allo scopo di accrescerne la professionalità;
che tali iniziative - sempre pi frequentemente aperte alla partecipazione
di soggetti estranei all'ordine giudiziario - sono finalizzate a favorire
l'approfondimento e lo studio delle questioni giuridiche, nella
dialettica delle idee, e non possono essere in alcun modo considerate
una impropria sede per inammissibili tentativi di omologazione giurisprudenziale;
tutto ciò premesso
riafferma
che l'attività di formazione professionale promossa dal Csm a livello
centrale e decentrato, nel pieno rispetto del pluralismo culturale, rappresenta
uno strumento essenziale per l'accrescimento della professionalità della magistratura, e, come tale, un impegno istituzionale di primaria
importanza;
sottolinea
che detta attività, proprio in ragione della richiamata rilevanza, va salvaguardata
e difesa nell'interesse della giurisdizione;
ribadisce
che continuerà a svolgere la sua funzione di controllo della corretta amministrazione
della giurisdizione anche provvedendo a valutare i comportamenti
dei magistrati portati alla sua attenzione;
auspica
che, su temi così delicati, prevalga lo spirito di serena dialettica istituzionale,
ancora di recente raccomandato dal Presidente della Repubblica,
apprezzando il solenne riconoscimento, contenuto nella mozione
del Senato, laddove è scritto che "la magistratura italiana merita rispetto
e riconoscenza per l'impegno strenuo giunto a volte fino all'eroismo
ed al sacrificio della vita che profonde con coraggio e determinazione
contro le mafie, il terrorismo e tutte le altre forme di criminalità che insidiano
ed opprimono il nostro Paese.

3. " e la risoluzione dell'8 maggio 2002 sulle vicende connesse
al procedimento della Procura di Napoli nei confronti di
alcuni appartenenti alla Polizia di Stato

Le violentissime polemiche scaturite dall'ordinanza del gip di
Napoli che ha applicato la misura cautelare degli arresti domiciliari
nei confronti di alcuni appartenenti alla Polizia di Stato per le
vicende connesse alla manifestazione dei no global del marzo del
2001 hanno trovato una rapida risposta nel Consiglio Superiore.
Nei giorni immediatamente successivi agli arresti e alla deflagrazione
delle polemiche, il Vice Presidente del Consiglio, dopo
un incontro con il Presidente della Repubblica, emise un comunicato
di stampa (30 aprile 2002):
Il Vice Presidente del Consiglio superiore della magistratura, ricevuto
nel pomeriggio di oggi dal Capo dello Stato, dichiara: Ho fornito
al capo dello Stato le informazioni in mio possesso sulla indagine della
Procura di Napoli nei confronti di alcuni agenti della Questura napoletana.
Nel corso del colloquio, il Capo dello Stato ha rimarcato il difficile compito che i tutori dell'ordine sono chiamati a svolgere in una
società complessa come è l'attuale e ha ribadito che è necessario per la
vita stessa delle istituzioni democratiche che la magistratura possa svolgere
con serenità il suo ruolo di garanzia e di presidio delle libertà dei
cittadini. Per mio conto ho manifestato al Capo dello Stato l'apprezzamento
anche a nome della magistratura per la Sua opera a costante difesa
dei cardini fondamentali dello Stato repubblicano e L'ho rassicurato
sull'impegno del Casm di fare tutto ciò che è in suo potere perch
la magistratura non venga meno al difficile compito che le è stato assegnato
dalla Costituzione.

Il clima politico, reso ancora pi incandescente dalle dichiarazioni
rese dal Procuratore di Napoli alla Commissione Antimafia
(dichiarazioni "a dir poco stupefacenti", come ha sottolineato
Claudio Castelli in un comunicato stampa) ed il crescendo
degli attacchi rivolti ai magistrati titolari del procedimento hanno
indotto i consiglieri di Magistratura democratica a farsi promotori
della elaborazione di un documento a tutela della magistratura
napoletana, documento che ha raccolto le adesioni di
numerosi consiglieri ed è poi confluito nella risoluzione approvata
a larghissima maggioranza nella seduta dell'8 maggio 2002:
Il Capo dello Stato ha di recente ribadito che "" la magistratura e
le forze dell'ordine costituiscono un patrimonio comune di tutto il paese.
Assieme rappresentano da sempre garanzia del nostro ordinamento
costituzionale, e quindi della nostra democrazia". Magistratura e forze
dell'ordine non sono organi contrapposti, ma istituzioni necessarie e
concorrenti per assicurare il rispetto della legalità, che devono essere
soggette a loro volta, nell'adempimento dei rispettivi compiti istituzionali,
al rispetto della legge.
I magistrati, se hanno notizia che nello svolgimento di funzioni pubbliche
sono stati commessi abusi e violati diritti, hanno il dovere di procedere
nei confronti di tutti, e quindi anche, ove ne ricorrano i presupposti,
nei confronti dei funzionari di polizia investiti di poteri al fine di
garantire l'ordine pubblico. Ogni democrazia infatti riposa sul rispetto
dei diritti fondamentali ed inviolabili dell'uomo e non può tollerare
eventuali abusi ai danni dei cittadini. L'accertamento dei fatti, quanto
pi completo e sollecito possibile, è il solo modo per verificare l'effettiva
sussistenza di responsabilità individuali, per contrastare accuse generalizzate e condanne sommarie, per restituire serenità all'opinione
pubblica e, prima ancora, proprio a quanti svolgono il difficile compito
di tutelare la sicurezza collettiva, anche a prezzo di gravi disagi e sacrifici
personali. Se queste sono le regole essenziali di uno Stato di diritto
è evidente che i magistrati devono svolgere i propri compiti con
misura, equilibrio, genuina tensione verso la imparzialità e cura costante
che non venga compromessa o offuscata la loro immagine di imparzialità
anche per effetto di propri comportamenti. Al tempo stesso però
essi devono potere lavorare al riparo da indebite interferenze ed al di
fuori delle strumentalizzazioni politiche, sulla base di un elementare rispetto
della loro difficile funzione e della certezza di non essere aggrediti
ogni volta che ritengono di dover intervenire a tutela della legalità
e dei diritti. Di fronte alle dichiarazioni di esponenti politici, alcuni dei
quali, investiti anche di responsabilità di governo, hanno rivolto inaccettabili
attacchi ai magistrati; di fronte ad alcune discutibili reazioni all'azione
della magistratura provenienti da appartenenti alla polizia; di
fronte ai ripetuti tentativi di creare pericolose divisioni e spaccature tra
corpi dello Stato, il Consiglio superiore della magistratura avverte il
dovere di intervenire a tutela del valore dell'indipendenza e dell'autonomia
della magistratura, presupposto indispensabile per l'accertamento
rigoroso dei fatti e per l'applicazione imparziale della legge.
A questo scopo il Consiglio ribadisce che i magistrati impegnati a
Napoli nello svolgimento di funzioni requirenti e giudicanti hanno un
solo dovere: operare con serenità, equilibrio ed imparzialità e proseguire
nella loro attività avendo come unici punti di riferimento la legge
e la loro coscienza e sottraendosi ad ogni condizionamento derivante
da pressioni politiche.

02 03 2003
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