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Cronache dal Consiglio n. 36

Sommario

A. Dal
Plenum :

1. Fuori ruolo e "ruolo"
del Consiglio;

2. Conferimento di incarichi
direttivi e semidirettivi;

3. Organizzazione del
tribunale di Benevento

4. Tribunale di Parma
e...Parmalat.

B. Dalle
commissioni:

1. Proposte di nomina per
incarichi semidirettivi;

2. Violazioni tabellari e
procedimento disciplinare;

Plenum

1.
Fuori ruolo e "ruolo" del Consiglio
.

Sono
giunte insieme in plenum quattro (delle cinque) pratiche relative al
collocamento fuori ruolo di magistrati destinati ad operare presso la
commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi. Con
l'occasione, atteso il numero elevato di magistrati collocati fuori
ruolo (siamo oltre i 220 su un massimo di legge che abbiamo
ricostruito in 230, rispetto agli iniziali 200) ed atteso soprattutto
il numero ormai consistente di magistrati destinati alle varie
commissioni parlamentari, si è aperto un dibattito sui
rapporti fra Consiglio e Parlamento, richiamando l'iniziativa che il
Consiglio oltre un anno fa aveva demandato al Vice-presidente Rognoni
affinché sensibilizzasse gli organismi parlamentari in ordine
alle difficoltà che il Consiglio incontra nel collocare i
magistrati fuori ruolo. Iniziativa che non aveva prodotto gradi
risultati, dal momento che fu risposto che ogni commissione è
autonoma nelle sue determinazioni. Il solo richiamare il precedente e
mettere in evidenza le difficoltà che al Consiglio derivano
dalle crescenti richieste di collocare magistrati fuori ruolo ha dato
luogo a risposte piccate di alcuni laici e di alcuni consiglieri
togati, che, seppure con toni diversi, hanno "difeso" le
prerogative del Parlamento, invocato la necessità di una
nostra "leale collaborazione", fino a spingersi (Buccico) a
ventilare possibili disegni "politici" in chi sollevava il
problema proprio oggi. Siamo in presenza, ancora una volta, di
posizioni e di atteggiamenti che concorrono all'opera di
indebolimento del Consiglio ed è stato per noi necessario
intervenire nel dibattito per un forte richiamo ai valori
costituzionali ed al ruolo del Consiglio.

Dev'essere chiaro, infatti,
che nella sua attività di gestione del personale di
magistratura il CSM svolge un ruolo direttamente costituzionale
(art.105), che lo pone sullo stesso livello degli altri organi
costituzionali. Se così non fosse, non avrebbe senso alcuno la
disciplina che assegna al Consiglio di concedere (o meno)
l'autorizzazione rispetto alle istanze che provengono dal Parlamento,
dalla Presidenza della Repubblica, dalla Corte costituzionale (di qui
i serissimi dubbi di legittimità di alcune interpretazioni
della legge del 2003 sulla disciplina della Presidenza del Consiglio
in punto disponibilità di tutti i dipendenti pubblici). Se,
dunque, il CSM ha un ruolo di diretta applicazione dei principi
costituzionali, non solo è legittimo, ma doveroso che esso si
preoccupi di valutare le ricadute dei collocamenti fuori ruolo sul
servizio giustizia. Nello stesso tempo, è del tutto fuori
luogo richiamare a senso unico, come fanno alcuni, e purtroppo non
solo i laici del Polo, il concetto di "leale collaborazione",
sostenendo che il Consiglio si sottrae a quel dovere se esercita le
proprie prerogative di buona amministrazione del personale
affidatogli, e che, invece, risulta del tutto normale che altri
organi costituzionali condizionino la destinazione di singoli
magistrati anche in possibile disaccordo con le esigenze della
magistratura, come valutate dal Consiglio stesso. Dev'essere chiaro,
dunque, che una interlocuzione del Consiglio superiore con il
Parlamento su questi temi non rappresenta affatto né un abuso
nè un’invasione di campo (Buccico, Marotta), e non
costituisce (Di Federico; Lo Voi) un'anomalia. Anzi, il Consiglio
verrebbe meno ai propri doveri se, rilevando l'esistenza di possibili
controindicazioni nel crescente e incontrollato numero di richieste
di distacco di magistrati, non cercasse di trovare un punto di
intesa, così concretizzando una condotta di "leale
collaborazione" (posto che l'alternativa finirebbe prima o poi
per essere una inevitabile risposta negativa). Più che il caso
di specie (nessuno di noi intendeva adesso negare l'autorizzazione ai
4 colleghi), ciò che ci è parso davvero preoccupante è
la cultura - che sembra avere preso corpo anche presso alcuni
consiglieri - di strisciante appiattimento sulle istanze altrui, di
riduzione del ruolo costituzionale ed operativo del Consiglio, e, in
ultima analisi, di progressiva erosione della sua legittimazione
prima ancora dei suoi poteri.

2.
Conferimenti incarichi semidirettivi direttivi.

Sono
stati conferiti all’unanimità i seguenti incarichi
direttivi e semidirettivi:

3.
Organizzazione del tribunale di Benevento.

Dopo
una lunghissima istruttoria della Settima commissione, il plenum ha
discusso della richiesta con cui il Presidente del Tribunale di
Benevento voleva far trasformare in posto ordinario uno dei 4 posti
di giudice del lavoro. Giunta una prima volta in plenum sulla base
dei dati forniti dal presidente, la pratica tornò in
commissione a seguito del pervenimento di una nota con cui i giudici
del lavoro contestavano la fondatezza dei dati pervenuti al
consiglio. In particolare, il Presidente aveva segnalato che, dopo
avere abbattuto l'arretrato di cause del lavoro, era necessario
affrontare la grave situazione del settore delle esecuzioni
immobiliari, ormai giunte a più di 2000 e con ritardi di oltre
10 anni. I lavoristi, a loro volta, segnalavano che gli oltre 20.000
processi di lavoro e previdenza pendenti (è noto che proprio i
ritardi delle cause lavoro di Benevento hanno dato la stura alla
massa dei ricorsi che sommersero la Corte di Strasburgo) erano stati
abbattuti fino a 7.500 grazie al potenziamento dell'organico, che era
arrivato ad 1 presidente e 4 giudici; adesso che erano rimasti in tre
(per essere il Presidente destinato ad altro settore e il quarto
giudice vacante) l'arretrato era già in ripresa, con un
aumento di circa 1.000 cause nell'ultimo anno. Sia in commissione
(che ha licenziato due proposte contrastanti) sia in plenum si è
discusso a lungo sulla soluzione più opportuna. Il consiglio
ha infine valutato preferibile non approvare la richiesta del
presidente (col voto contrario di Unicost, M.I. e Di Federico),
considerando opportuna una previa verifica dell'impatto che avrà
l'arrivo di tre nuovi giudici, due dei quali saranno destinati al
settore civile, mentre il terzo andrà a coprire il posto di
lavoro (si tratta di tre uditori che hanno scelto la sede a fine
marzo, uno con espressa destinazione al lavoro). Merita segnalare
come la vicenda metta in luce, anche dopo che la prospettiva
unilaterale fornita dal presidente è stata corretta con dati
più completi (il che non ha impedito letture contrastanti dei
medesimi dati), la complessità e difficoltà delle
procedure nelle quali il Consiglio è coinvolto in scelte
operative. Da queste difficoltà alcuni (v.Di Federico e i
rappresentanti M.I.) hanno tratto argomento per affermare che il
consiglio sbaglia a scendere sul terreno di scelte che sono rimesse
alla discrezionalità del dirigente. Tale prospettiva ha la
conseguenza di svuotare di significato tutto l'intervento consiliare
in tema di variazioni tabellari, riducendolo a mero controllo formale
e segnando un ritorno indietro di non poco momento sul piano
culturale prima ancora che ordinamentale. Una sollecitazione,
tuttavia, dev'essere raccolta: se il consiglio intende (giustamente)
proseguire sulla strada imboccata in tema di valutazioni di merito
delle variazioni tabellari, allora deve dotarsi di strutture e di
metodi di lavoro che rendano il suo ruolo effettivo ed efficace.

4.
Tribunale di Parma e...Parmalat.

E'
giunta in consiglio la variazione tabellare che il presidente f.f.
del Tribunale di Parma ha inoltrato dopo che il plenum aveva bocciato
il precedente provvedimento di destinazione (supplenza) al settore
fallimentare del giudice che era stato trasferito all'ufficio GIP per
avere maturato 10 anni di permanenza ai fallimenti (ed una qualche
situazione d’ incompatibilità per il settore civile con
un familiare). La nuova proposta prevede l'istituzione di un secondo
posto ai fallimenti e la permanenza del dr. Zanichelli come applicato
fino all'esito del concorso interno bandito il primo aprile per la
copertura di quel posto.Accertato per le vie brevi che il concorso
era rimasto senza aspiranti, e che nessuna ipotesi di trasferimento
d'ufficio era all'orizzonte, la componente consiliare ha ritenuto di
intervenire con emendamenti rispetto alla proposta di commissione
che, all'unanimità, si muoveva per l'approvazione della
variazione tabellare. Nell'emendamento si invitava il presidente ad
applicare per intero il par.47 della circolare ed a provvedere
tempestivamente alla copertura del posto bandito. Dopo una prima
tornata di interventi, che evidenziavano i rischi di apposizione di
un termine molto breve, gli emendamenti sono stati riformulati
prevedendo che entro "i termini previsti dalla circolare"
(max.30 giorni dal bando – termine scaduto...) pervenga al
Consiglio la variazione nominativa corredata dal parere del consiglio
giudiziario. A tale emendamento la componente di M.I. ne ha
contrapposto uno di segno nettamente contrario, che - sostanzialmente
svuotando di significato la delibera consiliare di marzo (vedi
notiziario n.33) - avrebbe autorizzato il presidente a lasciare tutto
immutato fino all'arrivo dei due giudici trasferiti a Parma (ad uno
dei quali il Ministero avrebbe ineffabilmente concesso il posticipato
possesso, e ciò dopo che il Consiglio, il Presidente della
Corte d’Appello e il Procuratore generale hanno fatto
l'impossibile per accelerare l'arrivo di "rinforzi", sia
con trasferimenti immediati sia con applicazioni urgenti).
L'emendamento Mammone ha ottenuto solo i voti di M.I. e dei laici del
Polo. Adesso il problema si sposta al momento in cui arriverà
la variazione tabellare con indicazioni di nome e di data di
efficacia.

Dalle
commissioni:

1.
Proposte di nomine per incarichi semidirettivi.

La
Quinta commissione ha proposto all’unanimità per i
seguenti incarichi semidirettivi:

2. Violazioni tabellari e
procedimento disciplinare.

In attuazione dell'orientamento
che si è dato per garantire l'effettività dei
deliberati consiliari in tema di tabelle, la commissione ha deciso –
per il Tribunale di Matera - di trasmettere al titolare dell'azione
disciplinare gli atti relativi alla non approvazione di una
variazione tabellare che riproponeva una soluzione organizzativa
identica a quella "bocciata" dal CSM con riferimento
all'impiego dei GOT nel settore tutelare. Si tratta di scelta che
costituisce davvero un precedente rilevante. Il caso di "recidiva"
era assai evidente e questo ha agevolato la decisione della
commissione. Occorre adesso che la commissione sappia individuare con
attenzione e con coerenza il livello di contrasto con le delibere
consiliari che farà scattare l'invio degli atti al
Procuratore generale.


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