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Mozione finale di Vietri

Gli Osservatorî sulla giustizia civile aggregano, da alcuni anni, magistrati,
avvocati, docenti universitari e personale giudiziario, accomunati, al di fuori
di ogni logica di appartenenza, dalla consapevolezza che la risposta alla intollerabile
crisi della giustizia civile debba essere cercata riaffermando, nei diversi
ruoli, la fedeltà ai valori ed ai principî di garanzia della Costituzione ed
in particolare a quello di uguaglianza, di cui all'art. 3, co. 2, ed al principio
del giusto processo, come strumento di inveramento e di garanzia dei diritti
e delle libertà. Che questo sia il percorso da seguire è dimostrato dai risultati
positivi - anche se ancora insufficienti - che si sono avuti per effetto delle
riforme processuali ed ordinamentali degli anni Novanta. La strada ancora da
fare è lunga, ma già segnata. Appare, quindi, illusoria l'idea di riportare
efficienza nella giustizia civile con una riforma che rimetta alle sole parti
ed ai difensori le attività di trattazione e di raccolta del materiale istruttorio
con intervento del giudice solo per la decisione finale e per la risoluzione
di eventuali incidenti o contrasti. La "privatizzazione" del processo non ridurrebbe
i tempi della giustizia e snaturerebbe il rapporto tra processo e sentenza,
comprimendo le garanzie. Non si tratterebbe certo di una rivoluzione rispetto
alla realtà esistente: già ora il processo si svolge così davanti ad alcuni
giudici ed in alcuni uffici, dove si attuano le prassi peggiori. Una riforma
di tal genere, quindi, non farebbe che consacrare con legge ciò che ora viene
considerato una violazione dei principî costituzionali, esonerando i giudici
da ogni responsabilità per i tempi ed i modi del processo. Proprio per reagire
a queste prassi sono nati l'impulso alle riforme processuali degli anni Novanta
e la spinta alla aggregazione di giudici ed avvocati negli Osservatorî in funzione
dell'obiettivo di stimolare la diffusione di prassi virtuose. Occorre, in primo
luogo, riordinare la geografia giudiziaria, accelerare l'attuazione degli incrementi
degli organici della magistratura ordinaria, valorizzare il ruolo dei giudici
di pace, estendendone e razionalizzandone le competenze, ed arricchire la formazione
professionale di tutta la magistratura onoraria. In secondo luogo, per coniugare
la ragionevole durata del processo e la realizzazione delle fondamentali garanzie
costituzionali, occorre costruire un modello partecipativo di organizzazione
e di dirigenza degli uffici giudiziari, che, con il contributo della avvocatura,
sia orientato alla assunzione di una effettiva responsabilità per la resa del
servizio giustizia nel singolo ufficio. A tal fine, appare necessario, tra l'altro,
rendere effettivo e rigoroso il ruolo di direttiva, di controllo e di coordinamento
degli organi di autogoverno sulle funzioni di direzione degli uffici giudiziari.
Tutto ciò presuppone la riappropriazione di una adeguata e consapevole professionalità
in ciascun ruolo dei diversi operatori della giustizia, attraverso la pratica
del confronto. Il processo giusto impone professionisti culturalmente preparati,
efficacemente organizzati e legati da una comunanza di valori di fondo: la formazione
professionale, iniziale e permanente, di magistrati ed avvocati, è condizione
per conseguire questo risultato; essa è strumento di garanzia e di indipendenza
di magistrati ed avvocati e pertanto impegna non soltanto le responsabilità
del singolo, ma delle istituzioni. Gli Osservatorî apprezzano gli sforzi profusi
dal C.S.M. per le attività di formazione in sede centrale e decentrata; ne auspicano
un potenziamento con la istituzione della Scuola della magistratura; sottolineano
altresì l'importanza delle iniziative assunte dalla avvocatura con la creazione
del Centro per la formazione e l'aggiornamento professionale degli avvocati.
Resta comunque ineludibile l'esigenza di elevare i requisiti di preparazione
culturale per l'accesso al concorso per la magistratura e per l'esame di avvocato.
I partecipanti al Convegno auspicano la pi ampia diffusione sul territorio
nazionale degli Osservatorî sulla giustizia come luoghi di vita democratica
e si augurano che anche nel campo della giustizia penale, come è fruttuosamente
avvenuto nell'Osservatorio di Salerno, possano crearsi momenti di confronto
e di collaborazione fra i magistrati, gli avvocati e gli altri operatori della
giustizia. A tal fine ed in tale prospettiva i partecipanti ai vari Osservatorî
già esistenti assumono l'impegno di coordinare in modo permanente i futuri interventi
e di procedere allo scambio delle esperienze e delle prassi e di verificare
i risultati del lavoro in occasione del prossimo incontro di Reggio Calabria.
per l'Osservatorio barese Roberto Savino
per PRASSI COMUNE Bologna Carlo Maria Verardi
per l'Osservatorio di Matera Paolo Porcari
per l'Osservatorio di Milano Elena Riva Crugnola
per l'Osservatorio di Reggio Calabria Luciana Barreca
per l'Osservatorio di Salerno Vincenzo Siani, con la riserva, per il COF Salerno,
in ordine alla problematica sulle prospettate riforme del processo civile (c.d.
privatizzazione del medesimo)
per l'Osservatorio di Napoli Giulio Cataldi


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