Pubblicato su Magistratura Democratica (http://old.magistraturademocratica.it/platform)

Custodia cautelare e carcere: studio e non propaganda

E' giusto e inevitabile che il suicidio di una persona in carcere debba
aprire una riflessione sulla bontà del nostro sistema giudiziario e
penitenziario, specie quando si riscontra che i suicidi in carcere
l'ultimo anno sono stati tra i 53 ed i 65 (a seconda delle fonti), tra
l'altro in genere passati nel silenzio e nella disattenzione.
Risulta invece stupefacente come questo fatto drammatico abbia riaperto la stura ad accuse apodittiche su volontà persecutorie dei magistrati o circa un uso disinvolto della custodia cautelare in carcere, diretta ad estorcere confessioni.
Se si hanno elementi in tal senso è bene che emergano con chiarezza e adeguatamente documentati, anche per la gravità di una tale accusa; altrimenti non si può che riscontrare di trovarsi di fronte all'ennesima campagna contro i magistrati, di volta in volta accusati di essere giustizialisti o troppo lassisti.

Vale allora la pena rammentare alcuni dati di fatto e normativi:
- Gli articoli del codice sulle misure e sulla custodia cautelare
sono stati modificati in termini restrittivi con la L. 8 agosto 1995
n332 ed è possibile emettere una misura cautelare solo per reati di una certa gravità ed in presenza dei gravi indizi del reato contestato e delle esigenze cautelari ( concreto ed attuale pericolo di inquinamento probatorio, concreto pericolo di fuga, concreto pericolo di reiterazione dei delitti). Va anche rammentato che l'indagato è altresì garantito dalla possibilità di ricorrere entro dieci giorni al Tribunale del riesame che deve provvedere entro altri dieci giorni.
- L'ordinamento penitenziario già oggi prevede la separazione degli imputati dai condannati definitivi, norma che non viene rispettata per la situazione di cronico sovraffollamento delle carceri.
- La capienza regolamentare delle carceri non arriva a 43.000 detenuti, mentre quella giudicata tollerabile giunge a 49.000, e nelle carceri italiane vi sono 56.000 detenuti di cui circa il 27 %
tossicodipendenti ed il 29 % stranieri. Le persone indagate da giudicare sono circa il 25 % con una significativa e positiva diminuzione rispetto al passato.
- Le disposizioni sul trattamento, il recupero e l'assistenza dei detenuti rimangono in larga parte inattuate (nonostante le previsioni di legge) per la cronica carenza e scopertura degli organici dei servizi sociali a ciò preposti; carenza e scopertura pi volte denunciata senza esito.

Al di là di ciò il quadro legislativo può e deve essere migliorato.
Il carcere deve davvero essere ultima ratio ed allora è necessario
riprendere il capitolo delle sanzioni alternative che possono essere,
almeno per alcuni reati, ben pi efficaci del carcere.
Sul lato della procedura penale come Magistratura Democratica abbiamo proposto di demandare al Tribunale della libertà l'emissione delle misure cautelari ( salvo che per i processi di criminalità organizzata e quelli derivanti da fermo ed arresto) con contraddittorio anticipato (e quindi accompagnamento coattivo dell'indagato avanti al collegio e successiva eliminazione del riesame in questi casi), proprio per rafforzare le garanzie del cittadino indagato. Al riguardo occorre confrontarsi e valutarne la fattibilità.
Ma anzitutto occorre assicurare che le leggi già esistenti e la
Costituzione, che finalizza la pena alla rieducazione del condannato,
vengano effettivamente applicate e messe in grado di funzionare
garantendo servizi, strutture, personale.
Si cominci da questi interventi se la situazione carceraria interessa
davvero, e non solo in agosto.
La propaganda, e tanto meno i tentativi di alcuni di cogliere
l'occasione per continuare un'opera di delegittimazione della
magistratura, non servono e sono solo dannosi per tutti.


Indirizzo:
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