Pubblicato su Magistratura Democratica (http://old.magistraturademocratica.it/platform)

Caso Sulmona, media e diritti

La vicenda mediatica che segue il suicidio del sindaco di Roccaraso sollecita due domande. La prima sul perch di tanto clamore proprio su questo caso, quando 27 persone sono morte in carcere nei primi sette mesi del 2004 e nessuno aveva sollecitato un intervento del Csm
La seconda sul perch tale intervento venga chiesto oggi, sull'onda di emozioni
e senza che sia conosciuto il provvedimento del giudice. Credo che la risposta
non possa prescindere dal fatto che questa volta il dramma coinvolge un amministratore pubblico e un uomo politico, circostanza che certamente ha toccato corde particolarmente sensibili e può spiegare come mai si sia colta l'occasione per chiamare in causa argomenti come la separazione delle carriere e la riforma dell'ordinamento giudiziario, che nulla hanno a
che vedere coi fatti di Sulmona.

Se molti interventi di questi giorni hanno sapore un po' demagogico e strumentale, questo non ci autorizza a sottrarci alla domanda se davvero vi siano state violazioni dei diritti della persona. Va detto subito che non esistono oggi elementi per valutare le scelte processuali compiute
dalla difesa, dal pubblico ministero e dal giudice, e questo avrebbe dovuto indurre tutti a grande prudenza.

Quello che si può dire è che senza dubbio la vicenda è resa pi complicata dalle dimensioni ridottissime del tribunale di Sulmona, che favoriscono personalizzazioni e pettegolezzi, ma anche errori di prospettiva che fanno apparire quale anomalia un elemento come il tempo che il giudice ha doverosamente impiegato per studiare gli atti e per decidere. Il che dimostra ancora una volta l'assoluta necessità di porre mano alla riforma delle circoscrizioni giudiziarie, da tanti invocata ma che la politica, schiava dei localismi, non riesce neppure a iniziare.

A quanto sappiamo l'ordinanza del giudice non manca di motivare sulla presenza di rischi di inquinamento delle prove che rendevano necessario isolare per qualche tempo l'indagato. Si tratta di uno dei casi in cui la custodia cautelare diventa necessaria, in Italia come negli altri
paesi occidentali. Credo sia comprensibile a tutti che nessun sistema processuale - neppure quello italiano che pure, a differenza di quello anglosassone, consente all'indagato di non dire la verità - possa tollerare che si cerchi di inquinare le prove e di impedire l'accertamento della verità; se lo tollerasse, la giustizia decreterebbe la fine della propria ragione di essere.

Ma vi è un altro elemento da ricordare: al di là di scelte processuali
che non siamo oggi in grado di valutare, il giudice aveva fissato l'interrogatorio a evissima distanza dall'arresto in modo da valutare rapidamente se confermare o meno la misura. Questo è quanto possiamo dire oggi di una vicenda processuale complessa che dovrà certamente essere approfondita nelle prossime settimane in tutte le sedi competenti.

Niente impedisce di discutere seriamente fin da oggi di eventuali modifiche del processo che prevedano, ad esempio, che la persona indagata sia condotta davanti al giudice e possa essere interrogata prima che il giudice decida sulla richiesta di custodia. Si tratta di modifiche complesse, che comunque comportano un momento coattivo e vanno bilanciate col diritto ad una
difesa efficace.

Ma il vero dramma messo in luce dai fatti di Sulmona è certamente un altro: la situazione delle carcerari. Un sistema che registra tanti morti ogni mese e che non riesce a custodire una persona per 48 ore prima dell'interrogatorio davanti al giudice è un sistema che va profondamente ripensato, a partire dalle scelte di politica criminale che riempiono le carceri, fino al sovraffollamento, di povera gente, troppo spesso senza difesa e senza garanzie. Il risultato di quelle politiche sono carceri ingestibili, che, al di là della buona volontà di molti, non possono prestare attenzione ai singoli e impedire che la carcerazione sia solo pena, una pena senza prospettive che accentua le diseguaglianze, scoraggia e umilia. L'augurio è che la politica, abbandonata l'ossessiva
attenzione verso i giudici, sappia trovare per il mondo delle carceri risposte
degne di un paese civile.


Indirizzo:
http://old.magistraturademocratica.it/platform/2004/08/24/caso-sulmona-media-e-diritti