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Sezione NAPOLI

SEZIONE DI
NAPOLI

A fronte di un originario
disegno volto alla riunione di tutti gli uffici giudiziari napoletani
all’interno della cittadella giudiziaria del Centro Direzionale
di Napoli, continua a persistere una separatezza logistica tra
settore civile e settore penale del Tribunale di Napoli: contribuendo
ad ingenerare confusione in chiunque – privato cittadino o
rappresentante del ceto forense – debba accostarsi all’ufficio
giudiziario napoletano, facendo accrescere quella sensazione di
incomprensibilità del pianeta giustizia che si
registra in molte componenti della società civile.
A ciò va,
purtroppo, aggiunto che la situazione di degrado delle diverse
sedi giudiziarie
che ospitano il Tribunale di Napoli ha raggiunto
livelli inimmaginabili.
E’ ormai notoria,
quanto al settore civile, la situazione di invivibilità che
caratterizza da tempo gli edifici di Castel Capuano e Piazza San
Francesco.
Detta situazione è
stata documentata dalla Giunta distrettuale nel dossier fotografico
consegnato al rappresentante del Ministro della Giustizia in
occasione della passata cerimonia d’inaugurazione dell’anno
giudiziario.

A Napoli non solo
risultano assenti quelle minime condizioni di decoro e di sicurezza
che dovrebbero comunque accompagnare l’esercizio dell’attività
giurisdizionale, ma vige una situazione di evidente precarietà
di tutta una serie di servizi che dovrebbero essere garantiti in ogni
luogo di lavoro
(tra i quali, a mero titolo esemplificativo, un
adeguato ed efficiente impianto di riscaldamento e dei decenti
servizi igienici).
Frequentissimi sono,
inoltre, i black out dell’energia elettrica a causa di impianti
fatiscenti, cui si è aggiunto, poi, per svariati mesi, anche
la inutilizzabilità, in Castel Capuano, dei servizi telefonici
a seguito di un incendio della centralina verificatasi mesi or sono
(in proposito, vale la pena di sottolineare che il ripristino del
servizio è avvenuto non con il pur doveroso acquisto di una
nuova centralina telefonica in luogo di quella irreversibilmente
danneggiata, ma soltanto grazie all’espediente di trasferire
presso la sede di Castel Capuano la centralina dell’edificio di
Piazza S. Francesco, privata di parte di quelle linee telefoniche di
cui poteva fruire in passato).

Non si può
tralasciare, infine, di evidenziare la diffusa precarietà
strutturale degli altri immobili testimoniata dallo sgombero,
disposto ad horas dai Vigili del Fuoco (a seguito dei noti
eventi sismici dell’ottobre del 2002), dei locali siti al V
piano dell’edificio di piazza S. Francesco e dalla dichiarata
inagibilità del fabbricato di piazza E. De Nicola, già
sede degli Ufficiali Giudiziari addetti alla Corte di Appello di
Napoli.
Merita, in ogni caso,
particolare attenzione la situazione di estrema gravità in cui
versano gli uffici di Piazza San Francesco: il quadro fessurativo
relativo alle lesioni subite dall’edificio, unitamente al
pericoloso “carico d’incendio” nei locali
dell’archivio (segnalato dai Vigili del Fuoco in occasione
dell’evento sismico dell’ottobre 2002) ed alla pessima
situazione igienico-sanitaria e di sistemazione degli uffici –
aule di udienza, cancellerie, stanze per il personale amministrativo
– fanno dell’edificio di Piazza S. Francesco una vera e
propria pecora nera dell’edilizia giudiziaria
napoletana.

Sembra assurdo assistere
al quotidiano utilizzo di uno stabile che presenta lesioni
strutturali così imponenti, e che avrebbero indotto qualsiasi
datore di lavoro di buon senso a sgombrare l’immobile,
per evitare inutili situazioni di pericolo.
Solo apparentemente la
situazione del Nuovo Palazzo di Giustizia al Centro Direzionale di
Napoli si presenta migliore, in quanto una crescente inerzia nella
gestione della manutenzione di tale complesso immobiliare sta
determinando uno stato di decadimento difficilmente sanabile se non
arrestato per tempo.
Rientrano, ormai, nella
casistica giornalistica episodi singolari che non dovrebbero
verificarsi in edifici di così recente costruzione, quali, tra
gli altri, frequenti “blocchi” di alcune ascensori
indispensabili per il raggiungimento degli uffici ubicati nelle
famose Torri, gocciolamento di acqua piovana nella cd. piazza coperta
e finanche nelle stanze destinate alle camere di consiglio.
A ciò devono
aggiungersi i disagi arrecati, in un recente passato, dallo stato di
agitazione proclamato di recente dal personale addetto alla
manutenzione degli edifici giudiziari, che ha provocato, per alcuni
giorni, il mancato funzionamento di quasi tutti gli impianti a
servizio tanto del Nuovo Palazzo di Giustizia che di Castel Capuano.
Assenza di riscaldamento, limitatissima erogazione dell’energia
elettrica, impraticabilità degli ambienti privi di luce
esterna come i diffusissimi corridoi ed i servizi igienici
, hanno
costretto il Procuratore Generale presso la Corte di Appello a
vietare, opportunamente, l’ingresso del pubblico negli uffici
allocati nelle Torri del NPG per evidenti motivi di sicurezza (dagli
ascensori si usciva nei vari piani nel buio più assoluto);
tutto ciò ha determinato ritardi nelle udienze e persino, in
alcuni casi, la sospensione della normale attività
giudiziaria.
Tali disagi, gravissimi
perché incidenti sul regolare svolgimento delle udienze sì
da provocare rinvii di processi, anche in materie particolarmente
delicate come quelle di criminalità organizzata, avrebbero
certamente potuto essere evitati se solo il Ministero della
Giustizia, nonché l’Ufficio Speciale per la Manutenzione
degli Uffici Giudiziari, posto ormai alle dirette dipendenze del
Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria del Ministero,
avessero seguito più accuratamente ed assiduamente tutte le
fasi connesse alla definitiva stipula del contratto d’appalto
per la manutenzione degli edifici giudiziari napoletani, come
doverosamente si sarebbe dovuto fare attesa la rilevante importanza
dell’oggetto del medesimo.
Ma ciò che desta
maggiore sconcerto, a fronte della grave realtà di complessivo
degrado e di evidenti carenze igienico-sanitarie dell’edilizia
giudiziaria napoletana, è il tenore delle dichiarazioni rese
in prima persona dal Ministro della Giustizia che, sollecitato
a rendere chiarimenti in proposito in occasione di una importante
seduta del plenum del Consiglio Superiore della Magistratura, ha
voluto sostenere che il capoluogo campano gode di una efficiente
cittadella giudiziaria, da considerare un modello per l’Europa
.
Preoccupanti difficoltà
di carattere logistico sono avvertite anche in altri uffici
giudiziari del distretto.
Presso il Tribunale di
S. Maria Capua Vetere
, la giurisdizione civile viene esercitata a
livello “domestico”, nel senso che la sede è
allocata in un vero e proprio fabbricato per civili abitazioni
anziché in un edificio destinato ad un pubblico ufficio.
Problematica è,
poi, la situazione del Tribunale di Nola, dove gli
insufficienti spazi assegnati agli uffici giudiziari sono
irrazionalmente divisi tra edifici a distanza notevole tra di loro e
particolarmente precaria si presenta la vivibilità della sede
di Via Cimitile (sede dell’ufficio GIP e della Sezione Lavoro)
dove d’estate il calore rende insopportabile la presenza nel
fabbricato e di inverno si è costretti a lavori con il
soprabito indosso.
Carenze sono state,
inoltre, segnalate negli uffici del Tribunale di Torre Annunziata,
dove di recente le udienze preliminari sono state tenute negli studi
dei singoli magistrati, con tutte le consequenziali aberrazioni in
termini di sicurezza.
La Giunta distrettuale,
poi, in una recente visita agli uffici giudiziari di S. Angelo dei
Lombardi,
ha potuto direttamente verificare come i locali uffici
del Tribunale e della Procura della Repubblica non siano serviti da
alcun sistema di sicurezza: all’ingresso manca un metal
detector
, e non è previsto neanche un controllo
documentale del pubblico, sicché chiunque può entrare
negli uffici senza alcuna verifica; non è previsto inoltre un
servizio di vigilanza negli orari notturni.


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