[Area] Repubblica.it _ rivolta contro manuale di Gazzoni
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Mer 7 Ago 2024 13:27:30 CEST
Repubblica.it
TITOLO
Magistrati uomini “psicolabili” e donne in toga “instabili sulle vicende
familiari”. È rivolta contro il nuovo manuale di diritto Gazzoni. Anm:
“Giudizi misogeni”
SOMMARIO
Indignazione per le espressioni usate nell’ultima edizione del libro, a
pagine 51. L’invito anche ad applicare i test psicoattitudinali come
chiedeva Cossiga. Interviene Santalucia: “Espressioni misogine e di stupido
dileggio dell’ordine giudiziario”. Zaccaro, Area: “Temo sia il frutto dei
tempi in cui si gareggia a chi la spara più grossa, ma alla fine a pagare
sono le istituzioni repubblicane”
di Liana Milella
ROMA - I magistrati? “Entrano in ruolo in base a un mero concorso per
laureati in giurisprudenza e appartengono in maggioranza al genere
femminile che giudica non di rado in modo eccellente, ma è in equilibrio
molto instabile nei giudizi di merito in materia di famiglia e figli”. La
carriera delle toghe? “Progrediscono nelle funzioni e nello stipendio in
base all’anzianità e non al merito, onde sono premiati anche magistrati che
si sono resi colpevoli, per negligenza, di clamorosi errori giudiziari,
come nel caso Tortora”. Forse hanno ragione Nordio e il governo Meloni che
hanno imposto per loro i test psico attitudinali a partire dal 2026? I
magistrati “non di rado appartengono alla categoria degli “psicolabili”,
come ha scritto un giudice non corporativo, che manifesta nelle sentenze
quello squilibrio, “male oscuro tipico della funzione“. Male che giustifica
il disegno di legge presentato a suo tempo dal senatore Francesco Cossiga,
volto a introdurre la visita psichiatrica per i candidati al concorso in
magistratura”.
Capitolo quarto, sezione terza, pagina 51. Del Manuale di diritto privato
del professor Francesco Gazzoni, noto civilista dell’università La
Sapienza, oggi in pensione, su cui hanno studiato generazioni di giuristi
angosciati in vista di un esame difficile. A tutt’oggi quel manuale
rappresenta una lettura obbligata per chi vuole affrontare il concorso in
magistratura. Ma l’ultima edizione sta sollevando un’indignazione
fortissima tra le toghe italiane.
Da alcune ore, da una mailing list all’altra, gira quella pagina 51 del
manuale. Cui seguono commenti durissimi. “Misoginia imperante”. Questo è
“un rimbambito”. E poi, “da anni usa il manuale per polemizzare con grandi
giuristi come Galgano o come i professori di diritto del lavoro”. Ma in
molti già pensano a sporgere querela o muovere azioni civili per dare in
beneficenza il risarcimento.
Il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia riceve la pagina sul suo
whatsapp e chiosa: “Espressioni misogine e di stupido dileggio dell’ordine
giudiziario, che con amara sorpresa ci tocca leggere in un testo dedicato
soprattutto alla formazione dei giovani giuristi. Espressioni che al
contempo avviliscono e indignano, mortificando chi le ha pensate, chi le ha
scritte e chi ha ritenuto di pubblicarle”.
Durissimo il segretario di Area Giovanni “Ciccio” Zaccaro. “Non mi
preoccupano le opinioni di Gazzoni, che non è un “maestro” del diritto
civile ma l’autore di una sorta di Bignami molto ben fatto, che in tanti
abbiamo usato per ripetere diritto civile in vista delle prove orali del
concorso. Mi preoccupa che un editore prestigioso pubblichi frasi misogine
e di dileggio del potere giudiziario. Temo sia il frutto dei tempi in cui
si gareggia a chi la spara più grossa e alla fine a pagare sono le
istituzioni repubblicane”.
L’editore - le Edizioni scientifiche italiane - pubblica la ventunesima
edizione. Che costa 123,50 euro. Si tratta di uno dei manuali più noti di
diritto privato, adottato in molte università italiane a cominciare proprio
dalla Sapienza. Un manuale che, in quella pagina 51, contiene
considerazioni come queste: “Si è assistito a invasioni di campo,
sostanziali se non formali, a opera di giudici i quali ad esempio, nel
silenzio della legge, hanno ritenuto di poter decidere a quali condizioni
si possono far morire cittadini incapaci di intendere e di volere”. E
ancora: “I giudici, in nome del popolo italiano, hanno deciso in base ai
valori non già fissati in leggi, frutto di mediazione a opera dei
rappresentanti del popolo stesso, ma espressione della propria visione del
mondo, con efficacia per le sole parti del giudizio e sostanziale
violazione dell’articolo 3 della Costituzione, oltre che del fondamentale
principio della separazione dei poteri”. Segue la critica alle “sentenze
creative”. Per chiudere sulla “ybris della magistratura italiana” che si
sente “superiore alla legge, a livello di padreterni, ignora l’obbligo
dell’umiltà”.
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