Il decennale dell’omicidio di Giovanni Falcone impone a tutti gli uomini di
buona volontà impegnati sul fronte del contrasto alla criminalità mafiosa un
obbligo di riflessione e di allarme.
Va detto con chiarezza che il clima che si respira nel Paese ormai da tempo
ignora la mafia, la sua presenza, i suoi affari e traffici illeciti. Alcune
delle leggi approvate nell’ultima legislatura hanno creato un processo penale
sempre meno funzionale ed irto di ostacoli e trabocchetti, che non può costituire
un valido strumento, specie nei processi per fatti di criminalità organizzata.
Il fenomeno dei collaboratori di giustizia, che pure doveva essere regolato,
è stato pressochè azzerato rinunciando in tal modo ad un’importante fonte investigativa.
E nuove leggi oggi in discussione in Parlamento, mi riferisco in particolare
al c.d. progetto di legge Anedda, creerebbero tali nuovi appesantimenti ed ostacoli
da porre una pietra tombale sulla stessa possibilità di perseguire gli autori
di gravi delitti.
Intanto la mafia nel silenzio e nel disinteresse continua ad operare ed è pronta
a sfruttare i milioni di euro che le nuove opere pubbliche e i nuovi investimenti
porteranno in Sicilia. Accorgiacemene prima che sia troppo tardi! Solo una nuova
stagione di impegno civile e delle istituzioni contro la mafia può impedire
una nuova stagione di criminalità mafiosa e di sangue.
Milano, 23 maggio 2002
Claudio Castelli