Storia di MD

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Magistratura democratica nasce nel 1964. All'inizio di quel decennio
- caratterizzato da tanti fermenti di rinnovamento - inizia l'esperienza
politica del centro-sinistra, con il suo carico di speranze: per quanto
riguarda la giustizia è certamente md che si
fa interprete dell'esigenza di un suo radicale cambiamento. La prospettiva
è quella dell'attuazione della Costituzione, uno slogan intorno
al quale progressivamente si vanno aggregando aree culturali sempre
più consistenti e alcuni settori politici, non solo dell'opposizione:
dopo un lungo periodo di "congelamento" della legge fondamentale
della Repubblica, forze sempre più consistenti ne reclamano
la concreta applicazione.

Intorno alla metà degli anni Sessanta si determina una crisi
profonda della cultura giuridica, fino a quel momento omogenea, che
vede messi in discussione i suoi valori tradizionali: di tale crisi
md è espressione e meccanismo propulsivo. La
certezza del diritto, la neutralità dell'interpretazione, il
ruolo solo tecnico del giudice, tutto ciò viene contestato
e ripensato. Nasce un nuovo ceto di giuristi - da Rodotà a
Bricola, da Cordero a Ghezzi - che si affianca a md
nell'analisi e nell'elaborazione di nuove proposte.

Il triennio 1968-1970 vede contemporaneamente lo sviluppo della più
forte spinta sociale al cambiamento che il nostro paese abbia conosciuto
dall'unità ad oggi, la mancanza di una sua interpretazione
politica a livello generale (di qui i primi germi del successivo sviluppo
del terrorismo di sinistra), la crisi del centro-sinistra e il sorgere
della strategia della tensione. Tutto ciò pone rilevanti problemi
anche a livello di giurisdizione e md ne è investita.
Si pone concretamente anche per l'interprete il problema delle garanzie
e dei diritti delle classi lavoratrici e dei ceti sottoposti. Nella
magistratura si accentuano progressivamente le divisioni interne:
da parte della nuova organizzazione dei magistrati viene definita
una linea politico-culturale che privilegia il cosiddetto "intervento
esterno", cioè il rapporto e la collaborazione con le
forze politiche e sociali che operano per il cambiamento. Per md ,
nonostante l'aumento dei consensi, le difficoltà non mancano.
Da un lato avviene una scissione che dimezza le forze dell'organizzazione,
d'altro lato md (mentre si moltiplicano i procedimenti
disciplinari a carico dei suoi aderenti) viene emarginata dall'Anm.

La prima parte del decennio successivo vede il forte impegno di md
sul fronte dell'effettività della tutela dei diritti sociali
(in particolare tramite l'applicazione dello statuto dei lavoratori)
e delle garanzie. Il capoverso dell'articolo 3 della Costituzione,
che impegna la Repubblica a rimuovere tutti gli ostacoli che limitano
di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, viene indicato
come il criterio fondamentale dell'interpretazione delle leggi.

Nella seconda parte degli anni Settanta md è
investita dai problemi posti anche alla giurisdizione dallo sviluppo
del terrorismo: l'impegno nei processi dei suoi aderenti e la difesa
delle regole anche in questo tipo di processi. Le complessive vicende
del paese, tuttavia, non inducono md a rinunciare alla
sua idea di una istituzione magistratura svincolata dallo Stato-apparato,
collocata a metà strada tra questo e la società civile,
con un forte ruolo autonomo a difesa dei diritti e delle garanzie
fondamentali delle persone.

Fra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta si pone
in misura progressivamente crescente la questione dell'indipendenza
della magistratura. I primi intendimenti concernenti la collocazione
istituzionale del Pm e il ritorno alla discrezionalità dell'azione
penale, propri di significative forze di governo, vedono md
impegnata in un'intensa opera di sensibilizzazione all'interno e all'esterno
della magistratura. Il progressivo disvelamento del fenomeno della
corruzione e il crescere degli attacchi all'indipendenza, che vedono
come protagonisti anche soggetti con responsabilità istituzionali,
pongono con intensità sempre più forte la questione
del rapporto politica/giurisdizione: il ruolo di md
è, in questa fase, fondamentale nel mantenimento di un rapporto
della magistratura associata con le forze sociali (ad esempio nella
vicenda del referendum sulla responsabilità civile dei magistrati).
La crescita del ruolo del Csm quale organo di autogoverno e, al contempo,
di garanzia dell'indipendenza e della credibilità della magistratura
è in notevole misura il prodotto delle proposte e delle iniziative
di md , che verrà vista dal presidente della Repubblica
del tempo come l'ostacolo principale a ogni disegno di normalizzazione.
Permangono costanti, anche in questo periodo, l'impegno garantista
e quello per l'effettività della tutela dei diritti. md
è, nella magistratura, la componente che sostiene con maggiore
forza l'esigenza della riforma del processo penale, con il passaggio
dal rito inquisitorio a quello accusatorio.

Gli anni Novanta. L'esplosione della crisi del rapporto politica/
giurisdizione, i disegni di riforma costituzionale anche sul versante
Pm-Csm, impongono a md l'adozione di una linea culturale
e istituzionale che viene definita di resistenza costituzionale. Contemporaneamente
i maxiprocessi di criminalità organizzata e di corruzione ripropongono,
con il problema dell'efficienza, quello delle garanzie. E l'arretramento
delle garanzie nei rapporti di lavoro e l'esplodere del fenomeno dell'immigrazione
rendono di nuovo attuale la questione della tutela dei diritti fondamentali.
Nei fatti md continua ad essere un attivo protagonista
del dibattito sul diritto e sulle istituzioni.

08 07 2007
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