La divulgazione della relazione della inchiesta ministeriale presso la Procura della Repubblica di Milano, preceduta da settimane di anticipazioni e preannunci e accompagnata ora da commenti e apprezzamenti di uno degli ispettori e del Capo dell'Ispettorato, ha costituito l'occasione per un gravissimo attacco nei confronti dei Pubblici Ministeri, mentre è pendente il dibattimento in uno dei due processi milanesi per corruzione e si attende il deposito delle motivazioni dell'altro già definito dal Tribunale. Attraverso i Pm, l'attacco investe gli stessi magistrati giudicanti che ripetutamente si sono pronunciati su diverse questioni oggetto dell'inchiesta ministeriale.
L'Anm si associa alle parole del Procuratore Aggiunto Vitiello ed ancora una volta esprime tutta la solidarietà ai magistrati oggetto di una campagna di delegittimazione, che ha visto persino un parlamentare avvocato invocare l'arresto dei magistrati stessi.
Il potere ispettivo incontra il limite invalicabile del rispetto dell'indipendente esercizio della attività giudiziaria. Dagli stralci pubblicati sulla stampa della relazione emerge che gli ispettori si attribuiscono la facoltà di interpretare il contenuto ed i limiti del provvedimento del Gip di autorizzazione alla prosecuzione delle indagini. Si tratta di una inammissibile interferenza su un atto giurisdizionale.
Nella situazione che si è creata con questa campagna di delegittimazione, che investe Pm e giudici, il Ministro ha il dovere di assumere rapidamente le sue determinazioni, promuovendo, se lo ritiene, l'azione disciplinare ovvero archiviando il caso.
La Procura Generale di Milano, oggetto di una impropria sollecitazione da parte del Ministro, assumendo, nella sua piena autonomia, le determinazioni conclusive sulla pratica di avocazione, potrà far venir meno ogni spunto per ulteriori tensioni e speculazioni.