Sezione ROMA

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SEZIONE DI ROMA

Gli uffici giudiziari
di Roma
hanno dimensioni mastodontiche ed il Tribunale di
Roma è il più grande d’Europa e forse del mondo.
Gli uffici sono dislocati
in varie località della città
, alcune
sufficientemente vicine, altre lontanissime tra loro:
Corte di Cassazione: a
piazza Cavour.
Corte d’Appello

Civile: a via Rossetti. Di recente è stato consegnato un
grosso edificio nelle vicinanze, ma non è utilizzabile perché
gli arredi non sono stati acquistati per mancanza di fondi.
Corte d’Appello
penale: nell’edificio B della città giudiziaria di
Piazzale Clodio.
Procura Generale della
Corte d’Appello: a Piazza Adriana.
Ufficio di Sorveglianza:
a Piazza Adriana.
Tribunale Civile: in vari
edifici di via Giulio Cesare e via Lepanto.
Tribunale Penale:
dislocato in due diversi edifici, A e B della città
giudiziaria di Piazzale Clodio.
Sezione Lavoro:
attualmente, a causa del crollo di alcuni controsoffitti, che hanno
procurato la sospensione di alcune udienze, magistrati addetti alla
sezione tengono udienza ospitati nelle stanze di altre sezioni con
forte disagio di tutti.
Corti di Assise:
dislocate a Piazzale dei Gladiatori (Foro Italico) ed a Rebibbia.
Giudici di Pace Civile: a
via Teulada.
Giudici di Pace Penale:
in via Lepanto.
La dislocazione degli
uffici in tante zone spesso lontane tra loro, comporta comprensibili
disagi per tutti
ed uno spreco enorme di energie.
I fascicoli vengono
spostati di continuo da un edificio ad un altro e sovente da un
quartiere all’altro della città. Utenti e avvocati sono
costretti a viaggiare da un punto all’altro della città,
attraversando le zone dal traffico più congestionato e
caratterizzate da una cronica mancanza di parcheggi.
Questa dispersione non è
compensata da alcun vantaggio: nel tribunale civile di Roma nessun
magistrato può usufruire di una struttura tutta sua
.
A nessun magistrato è
assegnata una stanza tutta sua ed ognuno tiene udienza in stanze che
utilizza a rotazione con altri colleghi.
Nessuno ha una stanza
dove poter studiare i fascicoli ed ognuno provvede da sé a
trasportare i fascicoli a casa propria per la redazione delle
sentenze.

Nelle sezioni penali
la situazione è analoga
: i magistrati sono stipati persino
in tre in una stanza per studiare i fascicoli che, dato il numero e
la quantità di provvedimenti da adottare, non è
assolutamente possibile trasportare ogni volta a casa.
Per la redazione delle
sentenze, che richiederebbe concentrazione e tranquillità,
tutti trasportano da soli i fascicoli a casa.
Le aule di udienza
sono lontane dalle stanze dei magistrati e vengono utilizzate
a turno da più magistrati, il che rende impossibile
attrezzarle con codici, testi di diritto, moduli, ecc. Tutti i
magistrati del settore penale si sono muniti di valigie a rotelle per
trasportare in udienza codici, testi, moduli. Ogni mattina si assiste
al curioso viaggio da un edificio all’altro di magistrati che,
con la toga al braccio, raggiungono la propria aula trascinando la
valigia con il kit di udienza personale.
A questo si aggiunga una
cronica insufficienza di personale amministrativo.
Nel tribunale civile è
impensabile che il magistrato, durante la sua udienza, possa essere
assistito da un addetto di cancelleria: egli aggiorna personalmente
il ruolo, estrae i fascicoli dal mucchio, verbalizza da solo, sovente
con l’aiuto degli avvocati.
Al penale sarebbe
impossibile celebrare l’udienza senza assistente; peraltro la
documentazione fonografica delle udienze (assolutamente
indispensabile in un processo basato sull’esame diretto delle
parti) è affidata a cooperative esterne che vengono pagate con
ritardi di mesi e mesi. Di recente il servizio di stenotipia ,
per protesta contro le inadempienze del ministero, è stato
per qualche tempo sospeso
.
Per il trasporto dei
fascicoli, di cui si è segnalata la mole incredibile di
movimentazioni, non c’è personale a sufficienza. Capita
spessissimo che la consegna dei fascicoli alle aule venga effettuata
non dai commessi addetti, ma da funzionari di cancelleria se non
dagli stessi magistrati.
Per questo servizio
mancano le strutture più elementari: basti pensare che per il
trasporto dei fascicoli vengono utilizzati carrelli da supermercato
che non si sa bene come siano pervenuti nei vari uffici.
L’informatica,
che potrebbe dare un enorme sollievo a tutte le procedure, non riesce
a decollare per cronica mancanza di personale in grado di aggiornare
i data-base e di dedicare tempo all’apprendimento di programmi
ed applicazioni. Il personale è appena sufficiente ad
affrontare l’emergenza quotidiana ed ogni volta che si tenta di
introdurre innovazioni o sperimentazioni si pagano prezzi altissimi
sul rendimento immediato.
Nel penale la carenza di
personale si fa particolarmente sentire alla fine del processo. Tempi
biblici per notificare la sentenza alle parti, lungaggini clamorose
per consegnare i fascicoli ai giudici delle impugnazioni, giacenze
incredibili dopo il passaggio in giudicato della sentenza che spesso
porta alla prescrizione delle pene inflitte ed alla mancata esazione
delle sanzioni pecuniarie.
E’ evidente che si
tratta di carenze tutte al di fuori della portata degli interventi
dei magistrati
. I capi degli uffici hanno speso quasi tutte le
loro energie per affrontare le tremende carenze di mezzi e di
personale, andando ben oltre i compiti loro affidati, affrontando
umilianti questue presso gli uffici ministeriali, nel tentativo di
dare un minimo di efficienza ad una struttura che soffre da tempo di
paurose carenze di risorse.
Allarmante a Roma, come
si è accennato, è la questione relativa alla
sicurezza ed alla stabilità dell’edificio sito in Viale
Giulio Cesare n. 54
ove operano i magistrati della III sezione
civile e della IV sezione lavoro del Tribunale.
Si tratta di edificio
originariamente utilizzato come caserma e successivamente mutato
nell’uso attuale; tale mutamento di destinazione d’uso,
però, è stato di recente oggetto di attenzione del
Genio Civile che, nella primavera dell’anno 2003, ha effettuato
un sopralluogo verificando l’esistenza di problemi di
staticità, evidenziati da “crepe” comparse sui
muri delle stanze.
Vi è stata, di
conseguenza, una “raccomandazione” finalizzata ad evitare
che il peso sia dei fascicoli sia del pubblico - che numerosissimo
visita l’ufficio (basta pensare alla consultazione dei
fascicoli, all’estrazione di copie di atti e documenti, nonché
di dispositivi e sentenze, all’affluenza nei giorni di udienza
che comporta lo stazionamento di decine e decine di persone in
corridoi assai angusti , senza sbocchi di aria) - avvenga con
modalità tali da non comprometterne la stabilità.
Di qui alcune
rivendicazioni delle cancellerie che, in particolare al I ed al II
piano, hanno ottenuto spazi ampi per una diversa distribuzione fisica
dei fascicoli , sottraendo aule all’uso dei magistrati,
costretti invero a tenere udienza in aule di ridottissime dimensioni.
Durante il fine settimana
del 1° novembre (“fortunatamente” durante i giorni
festivi di chiusura dell’ufficio) vi è stato il crollo
del controsoffitto
sito nel corridoio sinistro del secondo piano,
ove sono pure collocate alcune aule di udienza e di lavoro.
In sostanza, vi è
stata una enorme perdita di acqua dalla mansarda tale da provocare
un’infiltrazione attraverso il pavimento e poi lungo le pareti,
sicché le piastrelle di “cartongesso” collocate
nel controsoffitto si sono “gonfiate” come spugne e poi
“disintegrate” cadendo a terra.
Il corridoio e le stanze
sia di udienza che di cancelleria (alcune anche allagate, con acqua
sui fascicoli, sulle sentenze nonché sui computer) sono
divenute inagibili, con la conseguenza che le udienze - per i
magistrati di tale lato dell’edificio – sono state
sospese dal giorno 4 al giorno 8 Novembre.
Attualmente la situazione
è la medesima, con la prospettiva di una sospensione delle
udienze per i lavori per almeno due mesi, con giudici “itineranti”,
privi di stanze per lo studio e di strumenti di lavoro, con aule di
udienza da reperire non si sa bene dove e quando.
Sollecitato dal
Presidente del Tribunale, il Genio Civile ha provveduto al
transennamento ed alla chiusura “temporanea” di
tutta l’ala sinistra dell’edificio
, a partire dal
piano terreno fino all’ultimo piano.
I giudici della III e IV
sezione che ivi alloggiavano sono stati “atomizzati”,
reperendo faticosamente aule presso altre sezioni del Tribunale
Civile Ordinario nell’edificio in Via Lepanto . Sono aule
fornite “in prestito” e da restituire quanto prima,
stante le doglianze dei colleghi che, a loro volta, si sono dovuti
trasferire. Dal 9 dicembre 2003, dopo una sospensione delle udienze
disposta dal Presidente del Tribunale e proseguita per circa un mese,
i magistrati sono andati a svolgere le loro funzioni
“provvisoriamente” in tali sedi, senza alcun supporto di
cancelleria e con infiniti problemi di trasporto dei fascicoli da un
edificio ad un altro, affidato a facchini coordinati da un commesso
della sezione.
Le condizioni di lavoro
risultano, allo stato, non solo faticose ma quasi impossibili anche
per chi è rimasto in V.le Giulio Cesare: non vi è più
per alcun magistrato un locale dignitoso ed adeguato dove studiare i
fascicoli, essendo tutti privi di un’aula propria.
Ulteriore conseguenza è
l’impossibilità – anche in termini di spazio –
di avere a disposizione i fascicoli nelle dette aule, se non per il
tempo strettamente necessario per lo svolgimento dell’udienza:
in tali condizioni non è possibile studiare, effettuare
ricerche e utilizzare i mezzi informatici (lì ove a
disposizione e se funzionanti) per preparare l’udienza.
I magistrati, per lo più,
si sono organizzati studiando nelle cancellerie al pomeriggio, in
assenza del personale amministrativo.
Non si conoscono, allo
stato, i tempi di realizzazione dei lavori di “adeguamento”
dei locali alle condizioni di sicurezza imposte dalla legge: da
notizie ufficiose si è appreso lo stanziamento dei fondi per
l’esecuzione dei lavori che, attualmente, sono limitati al
“puntellamento” dei solai, senza, però, alcuna
garanzia in ordine al ripristino della situazione antecedente.

16 01 2004
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