Il Senato ha approvato in prima lettura la controriforma dell'ordinamento giudiziario. Si allontana per il cittadino la possibilità di avere un giudice che abbia a cuore solo la tutela dei diritti. Viene introdotto un mutamento radicale peggiorativo degli assetti della magistratura che si ispira al modello degli anni '50 e che si riverbererà sulla qualità della giurisdizione. Il testo approvato, lungi dal costituire una risposta ai gravissimi problemi della giustizia, mette in discussione profili fondamentali dello status dei singoli magistrati e la stessa indipendenza della giurisdizione al punto da costituire un rischio per l'equilibrio della democrazia. In particolare ciò è evidente per gli effetti della gerarchizzazione delle procure e per la conseguente possibilità di controllo dell'azione penale, a tutto svantaggio dei cittadini che avranno un servizio sempre pi inadeguato da parte di magistrati distratti dalla necessità di prepararsi a sostenere inutili concorsi teorici e che non vedranno valorizzate le proprie specializzazioni e capacità.
Ancora pi grave è il modo in cui è stata approvata dal Senato questa legge delega dimostrando l'insensibilità della maggioranza per le opinioni ed i contributi altrui. Da un lato continuano generici ed ipocriti appelli al dialogo e dall'altro in poche ore vengono compromessi i diritti civili di associazione, di partecipazione e di espressione del pensiero dei magistrati nonchè decenni di elaborazioni e proposte della cultura giuridica.
Nessuna delle proposte alternative avanzate dall'Anm è stata presa in considerazione. L'auspicio di riforme condivise ed approvate con il pi ampio consenso, lanciato nel messaggio di fine anno dal Presidente della Repubblica è stato assolutamente ignorato, preferendosi la strada di una rapida approvazione di una riforma contro la magistratura.
A questo punto la magistratura ha un obbligo ineludibile di testimonianza e di mobilitazione per fare tutto quanto possibile per riaffermare le argomentazioni della ragione, per evitare che gli assetti costituzionali della giurisdizione vengano irrimediabilmente alterati.