Siamo circondati dalle macerie culturali prodotte dalla politica che l'attuale maggioranza ha pervicacemente perseguito fino alla fine di questi lunghissimi cinque anni.
Un tempo infinito per la giurisdizione e per la magistratura, se si pensa che nulla è stato fatto per garantire l'effettività del servizio giustizia, mentre grandi energie sono state spese per il controllo e la delegittimazione dei giudici e per la tutela dei poteri forti.
1) Legislazione
Sul piano della legislazione abbiamo assistito al dilagare delle leggi ad personam, leggi mirate alla tutela "di" o "da" qualcuno, interventi disorganici in tutti i settori, ispirati alla contingenza, del tutto avulsi da qualsiasi pianificazione e organizzazione, che hanno indebolito la già difficile capacità di risposta della macchina giudiziaria, e che anche sul versante processuale sono lontani da quella semplificazione indispensabile per ottenere decisioni in tempi accettabili.
E la riforma ordinamentale, su cui questa maggioranza ha fortemente investito, non risolve minimamente questi problemi. Il magistrato con forti connotati di dipendenza burocratica e carrierristica non costituisce una risposta, come del resto non lo è l'idea di selezionare i migliori, dato che nel sistema giudiziario è indispensabile perseguire e garantire che tutti i magistrati, indipendentemente dalla funzione e dal territorio, abbiano un livello egualmente altro di preparazione e di impegno professionale. Da ultimo:
-la legge Cirielli che configura un nuovo tipo "di autore di reato": il recidivo (che nei fatti non è quasi mai il grande criminale ma solo il soggetto disadattato, spesso tossicodipendente o immigrato);
- la legge Pecorella che anche sul piano della ragionevole durata avrà conseguenze disastrose per la operatività della Corte di Cassazione;
- la nuova legge sull'affido condiviso dei figli, che oltre a punti problematici (il coinvolgimento dei figli anche nel processo ed una esasperazione del conflitto), che prevedendo la ricorribilità immediata in Appello avverso i provvedimenti presidenziali , incrementerà i giudizi di modifica delle condizioni di separazioni e divorzi, con il conseguente aumento dei costi e dei tempi per ottenere giustizia per i cittadini.
2.Comportamenti di chi riveste ruoli istituzionali
Lo sfascio culturale è stato attuato utilizzando tutte le opportunità. Apprendiamo da notizie di stampa:
- della presenza del Ministro della Giustizia in piazza dove manifestanti saltavano al grido "chi non salta Italiano è";
- nella città di Verona in manifestazioni di piazza la toga è stata offerta ai manifestanti come simbolo da deridere ed oltraggiare;
- nella città di Bergamo, su segnalazione di un consigliere regionale della Lega Nord, il Ministro Castelli ha tempestivamente comunicato all'opinione pubblica, di aver inviato il capo degli ispettori Arcibaldo Miller -che peraltro sempre da notizie di stampa risulta essere stato indicato a Napoli come candidato di un partito della maggioranza politica- per accertare le modalità con cui era stata predisposta all'interno del palazzo di giustizia una raccolta di firme per l'indizione del referendum confermativo sulle modifiche costituzionali, che vedeva tra i promotori alcuni gruppi associativi aderenti al Comitato "Salviamo la Costituzione". Come non chiedersi perch l'annuncio di un tale attivismo disciplinare abbia coinvolto solo la città di Bergamo quando analoghe iniziative si sono regolarmente svolte in moltissime altre sedi giudiziarie?
Ma non voglio continuare oltre su quanto questa maggioranza ha prodotto, e di cui i cittadini non sentivano la necessità.
3. Problemi reali della giustizia: taglio delle risorse
Quello che invece sicuramente mi preme osservare è che in questi ultimi cinque anni i veri problemi della giustizia sono stati del tutto elusi.
I problemi che la società avverte sono i problemi della efficienza della giustizia e della celerità dei processi, che insieme alla tutela dei diritti, costituiscono la ineliminabile condizione perch il cittadino riacquisti fiducia, non tanto e non solo nei giudici, ma, soprattutto nello Stato.
Il Ministro della Giustizia nella relazione al Parlamento sullo Stato della giustizia, ha evidenziato che a fronte dei ritardi della giustizia, si era mosso per introdurre una mentalità nuova nella macchina ministeriale, volta alla eliminazione degli sprechi ed alla cultura dell'efficienza, fornendo a tutti i magistrati personal computer, avviando il processo telematico, varando lo strumento della notifica a mezzo posta. Peccato che nelle stesse ore in cui il sig. Ministro esponeva l'importanza dei risultati raggiunti sul versante della informatizzazione giudiziaria, dal suo ministero partiva (17.1.2006 ) una nota indirizzata ai servizi di assistenza informatica che annunciava una drastica riduzione delle risorse, che per il settore informatico voleva significare una riduzione della assistenza nella misura dell'85%.
Un settore, quello informatico, che il Presidente Ciampi nel 2002 aveva posto al centro di un suo intervento sollecitando una svolta coraggiosa per affrontare il problema della durata dei processi.
E' notizia di questi giorni che i rappresentanti del Ministro hanno disertato l'incontro con il Consiglio Superiore della Magistratura su questo tema, indifferenti alla scelta di non garantire l'assistenza tecnica che impedirà, già dalla fine di febbraio, il funzionamento di quanto fin ad oggi è stato fatto in termini di ragionevole durata del processo grazie alla informatizzazione degli uffici.
Signor Ministro la giustizia ha bisogno di coerenza!
4. Scelte future
Vi è necessità di un forte segnale di cambiamento, di un segnale di discontinuità rispetto alle scelte del passato.
Abbiamo tutti bisogno di investire, ciascuno nel settore di competenza, in soluzioni capaci di far ritrovare al Paese il senso ed il ruolo della giurisdizione, per non rassegnarci al declino in cui, nella giustizia come nella economia, sembra essere avviato il Paese.
Questo congresso è sede privilegiata per presentare il nostro progetto e per dire con chiarezza a chi si candida a governare il paese che la effettività dei diritti e la centralità della giurisdizione richiedono:
- interventi legislativi totalmente diversi da quelli che hanno caratterizzato questi ultimi cinque anni
-la predisposizione di strumenti e risorse distribuite sulla base dell'entità dei flussi degli affari e della qualità della domanda,
- una magistratura professionalmente formata ed attrezzata per dare vita e realizzare gli scopi per cui la Costituzione ha previsto un sistema di governo autonomo.
Solo sulla base della sinergia di tutti questi momenti sarà possibile coltivare un progetto di legalità per l'affermazione diffusa dei diritti e della dignità delle persone, soprattutto di coloro che trovano tutela solo nella forza del diritto.
Ecco perch, il messaggio forte che deve provenire da questo congresso è di critica ferma e ragionata delle scelte del passato e di richiesta di netti segnali di discontinuità nel metodo e nei contenuti: il Paese ha bisogno di serietà.
5. Politica e Magistratura
Non so se questa richiesta e la ferma critica che si leverà da questo congresso sarà occasione per una ulteriore accusa di politicizzazione della magistratura, ma se ciò accadesse basterà rinnovare l'appello che abbiamo già rivolto alla classe politica "lasciate fuori dalla campagna elettorale la magistratura".
La nostra Costituzione ben definisce l'equilibrio che deve intercorrere tra politica e giurisdizione, e i magistrati questo limite lo conoscono e lo applicano.
Mentre sarà compito specifico della classe politica delineare con maggiore precisione la regolamentazione da apprestare per i magistrati che ritengano di intraprendere delle competizioni elettorali.
L'Anm da sempre, nel rispetto di questo equilibrio, ha mantenuto un atteggiamento di dialogo e confronto con tutte le forze politiche, con l'avvocatura, con il personale amministrativo e con la cultura giuridica sui temi importanti dei diritti, delle libertà e delle garanzie, del ruolo della giurisdizione e del governo autonomo della magistratura.
Concludo, ribadendo che questa interlocuzione, che costituisce uno spazio di intervento irrinunciabile per l'associazionismo giudiziario, deve continuare ed in tal senso possiamo rassicurare tutti che l'ANM non farà nessun passo indietro.