Intervento di Edmondo Bruti Liberati

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1. MD,  la magistratura,  la giustizia

 

Il titolo del congresso NON è "Progettare Md", ma quello, molto più ambizioso, "Progettare la giustizia. Garantire i diritti".

 

E' il segno di continuità con la migliore tradizione di Md, non una "corrente" autoreferenziale che guarda a sé stessa, ma un gruppo di magistrati che si misura con i problemi della giustizia, come sistema di tutela dei diritti.

 

Il segno identitario di Md è la apertura al punto di vista della società civile e la rottura della logica tutta interna della corporazione dei magistrati.

 

La novità, la rottura di Md rispetto alla corporazione aveva in sé il rischio dell'autoreferenzialità; qualche peccato di gioventù in una storia di oltre quarant'anni non è mancato e il rischio di ricadute è sempre in agguato. Ma linea di fondo è ben salda ed è scolpita, dal 1982, da un quarto di secolo, sulla copertina di Questione Giustizia, NON "rivista di Magistratura democratica", ma rivista "promossa da MD" e dunque aperta al confronto e ai contributi di avvocati, professori, esponenti della società civile e, ovviamente, ai magistrati dei diversi orientamenti ideali.

 

La ambizione e la capacità di questo gruppo di magistrati di superare la logica del piccolo gruppo per confrontarsi con l'intera magistratura ha avuto concreti riscontri, anche nel ruolo che esponenti di Md sono stati chiamati a svolgere in Anm.

 

L'impegno in Anm è storicamente, centrale per Md, anche se, ovviamente,non può e non deve esaurire la attività del gruppo. Sarebbe del tutto fuorviante contrapporre impegno in Anm ed impegno in Md quasi come ricerca consolatoria di una giustificazione per quelle che sono state carenze di MD come gruppo.

 

Solo se Md mantiene e sviluppa la sua capacità di analisi e di intervento può continuare ad essere il "sale" della vita associativa della magistratura italiana. Se Md come gruppo entra in crisi nella sua autonoma capacità di elaborazione, sarà anche , di riflesso, il ruolo di Md in Anm a soffrirne.

 

 

 

2. Ordinamento giudiziario, efficienza, processo

 

La nostra riflessione si deve confrontare oggi con tre nodi fondamentali: l'ordinamento giudiziario, la grave situazione di inefficienza del sistema giustizia la crisi del processo, in civile e in penale.

 

Un anno fa, non dovremmo mai dimenticarlo, eravamo nel pieno di un attacco durissimo e senza precedenti contro la magistratura ed il suo assetto di indipendenza, contro singoli magistrati e contro specifiche decisioni giudiziarie; un attacco condotto dal governo di allora,e segnatamente, in modi e forme diverse, dal presidente del consiglio e dal ministro della giustizia. Il parlamento veniva umiliato ad approvare leggi ad personam, in coincidenza con vicende processuale del presidente del consiglio e di persone a lui vicine. Leggi che hanno sfidato ripetutamente la Costituzione, talora nonostante il monito dei messaggi del presidente della Repubblica. Il Lodo Schifani e la legge Pecorella sono stati spazzati via dalla Corte Costituzionale, che ha "salvato" la legge sulle rogatorie, solo per la interpretazione adeguatrice che ne aveva dato la giurisprudenza

 

Abbiamo affrontato per un periodo inusitatamente lungo una situazione di eccezionale tensione magistratura/sistema politico di governo, siamo stati costretti ad effettuare più di uno sciopero. Dico costretti, perché lo sciopero è stato e deve rimanere, per la magistratura uno strumento di protesta eccezionale da utilizzare solo come estrema ratio.

 

 

 

Oggi abbiamo da un lato una svolta radicale, al clima di attacco e di aggressione è succeduto un clima di rispetto e di confronto; dall'altro una situazione aperta, ma con il rischio concreto di stallo, poiché le riforme auspicate e preannunciate tardano a concretizzarsi, mentre la crisi di efficienza è sotto gli occhi di tutti.

 

 

2.1 Ordinamento giudiziario.

 

Sull'ordinamento giudiziario diamo atto delle positive modifiche intervenute sul sistema disciplinare ( ma al Csm è già emersa, come era prevedibile e previsto, la gravità della modifica sul trasferimento di ufficio ex art 2 legge guarentigie), diamo atto che con la sospensione del decreto sulla carriera è stato impedita la entrata in vigore del "cuore" della controriforma Castelli, sterilizzando di conseguenza la scelta irreversibile tra Pm e giudici. Il Ministro Mastella nel suo intervento all'Università Roma Tre del 28 novembre 2006 ebbe ad esprimere la "decisione di accantonare del tutto il quadro normativo previsto [nel decreto delegato n. 160/2006] in quanto intrinsecamente non emendabile". Per quanto è noto delle bozze del disegno di legge di modifica questa linea è stata effettivamente seguita. Del pari si deve valutare positivamente la prospettiva della reintroduzione di puntuali criteri per la assegnazione degli affari negli uffici di procura, in ciò correggendo l'aspetto più negativo della legge 269/2006.

 

Mentre la analisi più specifica della normativa è riservata alla apposita sessione di lavoro, questa è la sede per valutazioni di fondo.

 

Stiamo ai dati della realtà, che sono la sospensione del nucleo centrale della controriforma, il metodo del dialogo, una impostazione radicalmente opposta sull'assetto della carriera, tutti dati di segno positivo. Ora attendiamo i fatti ulteriori: siamo abituati a studiare con attenzione i disegni di legge, a seguire i dibattiti parlamentari, ma ciò che alla fine valutiamo è il testo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

 

Sono stati questo Ministro e questo governo a darsi la scadenza di fine luglio e noi chiediamo che questa scadenza sia rispettata. Noi abbiamo efficacemente contrastato la controriforma Castelli, ma una riforma dell'Ordinamento giudiziario è necessaria e ormai urgente.

 

Incalzeremo il Ministro sul rispetto dei tempi, valuteremo criticamente nelle singole articolazioni il ddl che sarà presentato, vigileremo con grande attenzione sul rischio di marce indietro o di stravolgimenti durante l'iter parlamentare. Non rilasciamo cambiali in bianco, non siamo disposti ad accodarci a coloro ( questi sì in una logica tutta di schieramento politico) che avrebbero voluto già a settembre comunque uno sciopero contro questo ministro, sciopero " a prescindere, avrebbe detto Totò, quasi per una sorta di riequilibrio con quelli fatti nella scorsa legislatura.

 

Anche sul punto dei mezzi di protesta nessuna timidezza, ma esercizio di razionalità.Di fronte alla intollerabile provocazione dell'originaria proposta della finanziaria sugli stipendi, Md ( da sempre sulla questione economica meno parolaia, ma forse più concreta e fattiva di altri gruppi) ha assunto un atteggiamento di critica durissima ( e non si sarebbe certo fermata di fronte alla necessità di effettuare uno sciopero). Abbiamo operato, come Md e con i nostri rappresentanti in Anm, per indirizzare la sacrosanta protesta dei magistrati all'ottenimento di un risultato e credo sia stata la scelta giusta ( non dirò certo pagante, dato che abbiamo comunque dovuto subire un sacrificio).

 

Non siamo disposti a fare nessuno sconto a nessun Ministro ed infatti sottolineiamo ora, come facemmo con il Ministro Castelli, che in materia di estradizione e di assistenza giudiziaria la legge, fuori dell'ambito del Mandato di arresto europeo, attribuisce al Ministro il potere di non trasmettere le richieste della autorità giudiziaria ma con una assunzione precisa di responsabilità politica e non con la tecnica del rinvio e della non decisione.

 

 

 

Quanto alla Scuola della magistratura già nella mia relazione sul punto al Convegno di novembre all'Università Roma Tre ebbi ad esprimere una critica serrata alla impostazione del Ministro Mastella, anche sulla base di una ormai lunga esperienza di frequentazione delle Scuole già operanti in Europa.

 

La parcellizzazione in tre sedi ( non mi importa nulla della collocazione geografica), che non ha riscontro in alcun altro paese, rompe l'unità della formazione, imprescindibile nella fase della formazione iniziale,per non dire delle grandi difficoltà e dell'enorme spreco di risorse che comporterebbe la triplicazione delle sedi.

 

L'esperienza europea ci indica che al più possono ipotizzarsi due sedi , una per la formazione iniziale, che richiede una struttura pesante ( corpo docente stabile, sistemazioni logistiche adeguate ad accogliere per periodi non breve un numero rilevante di magistrati in tirocinio, e una seconda per l'aggiornamento professione, con un struttura leggera ( non vi è un copro docente stabile ed i corsi sono concentrati in pochi giorni), ma con una collocazione geografica che la renda agevolmente raggiungibile. Se poi la scuola italiana dovrà occuparsi anche della formazione della magistratura onoraria e dei funzionari, questa potrà, se del caso, avere una sede autonoma. Come si vede non una posizione preconcetta contro le novità, ma una analisi molto concreta delle esigenze. Una posizione nettamente critica sulla parcellizzazione delle sedi è stata di recente espressa in un articolo sul Corriere della Sera del Prof De Rita ( di cui peraltro non condivido alcune ulteriori osservazioni); la reazione dell'On. Castelli, come di consueto virulenta nei toni e prova i argomenti, dovrebbe far riflettere. Non arrivo a teorizzare che in materia di Giustizia bisogna far sempre l'opposto di ciò che sostiene l'ex Ministro Castelli, ma in via pratica con buona approssimazione seguendo questo criterio ci si azzecca. Ed infine voglio esprimere una critica radicale alla istituzione di un comitato provvisorio per la Scuola, scelta che avrebbe l'effetto immediato di distruggere le strutture formative, pur imperfette che esistono, senza avere dinanzi nessun approdo concreto. Insomma, nella situazione data, condivido la drastica conclusione di Vito d'Ambrosio: "Scuola della magistratura? Così, no grazie".

 

 

2.2 La crisi di efficienza

 

Ai problemi posti dal delicato momento di transizione sull'ordinamento giudiziario si collocano nel quadro di una crisi di efficienza, con effetti moltiplicatori del disagio dei magistrati.

 

La crisi grave di efficienza del sistema giustizia, con radici strutturali risalenti, ha subito un drammatico aggravamento nella scorsa legislatura per il drastico taglio dei fondi unito al sovrano disinteresse della gestione Ministeriale di allora. Questa grave situazione di crisi, che fino a ieri passava in qualche modo in secondo piano di fronte all'attacco frontale ai principi fondanti della giurisdizione, è oggi l'elemento su cui si appunta la attenzione critica di tutti i magistrati, o per usare espressioni più crude frustrazione, percezione di lavorare a vuoto, dove il rischio maggiore non è la rabbia e la protesta, ma la rassegnazione e la resa.

 

 

 

Un ulteriore momento di difficoltà e di tensione deriva dall'indulto approvato dal Parlamento, un provvedimento, come ha giustamente rilevato Patrone nella relazione generale, necessario per recuperare almeno una dimensione umana nelle carceri, ma inusitato nelle dimensioni, irrazionale nelle esclusioni oggettive, e foriero di una situazione assurda per la mancata contestuale approvazione di una amnistia.

 

Ormai è coscienza diffusa tra i magistrati che all'impegno nel proprio lavoro individuale deve coniugarsi l'impegno collettivo sul funzionamento degli uffici.

 

Per questo abbiamo voluto dedicare una impegnativa sessione, sabato mattina, alla ricognizione dei problemi ed alla individuazione di proposte. La prospettiva di un aumento drastico delle risorse è purtroppo poco realistica a breve, a maggior ragione dobbiamo puntare sulla razionalizzazione nell'uso delle poche risorse disponibili ( fondi,strutture, personale). Non poco possiamo fare noi magistrati nei singoli uffici giudiziari, ma certo la responsabilità primaria è del Ministro. Ha fatto giustamente notizia, qualche mese fa, l'ordine impartito dai Presidenti del Tribunale e della Corte di Appello di Milano di abolire alcuni giorni di udienza e limitare l'orario nelle restanti. Si è cioè ordinato ai giudici di lavorare di meno. E' stata una decisione obbligata dalla carenza di personale amministrativo che a Milano, gia da tempo assestata a oltre il 25% è ora arrivata al 30%. Sappiamo bene che una positiva radicale soluzione richiede tempi non brevi , ma al Ministro si deve chiedere un impegno preciso , non essendo ulteriormente tollerabile una situazione di squilibro che vede uffici ( spesso minori) con personale amministrativo al 100% e altri ( spesso di ben maggiore rilievo) con inaccettabile percentuale di scoperture. La revisione delle circoscrizioni è problema, lo sappiamo, non nuovo, ma oggi nella drammatica carenza di risorse assolutamente non eludibile. E' stato dimostrato che Tribunali al di sotto di una certa dimensione, non possono funzionare normalmente, sono uno spreco di risorse ed un moltiplicatore di inefficienze. So bene che il terreno è minato per i ministri campani, non meno che per i ministri padani. Ma oggi non possiamo più permetterci il lusso di attendere. Si utilizzino tutte le gradualità,le prudenze e le espressioni pudiche ( accorpamenti, piuttosto che soppressione), si scelga, volendo, una politica di eguale distribuzione del "danno" alle comunità locali ( cominciamo con dieci tribunali al centro-nord e dieci al centro-sud), ma si faccia qualcosa subito. Questo governo ha affrontato provvedimenti di liberalizzazione, anche fortemente impopolari presso le categorie interessate. Per la revisione delle circoscrizioni non abbiamo un Prof, Gavazzi, che tuona dalle colonne del Corrierone, non possiamo appellarci alla parola magica "liberalizzazione", ma possiamo appellarci solo all'obbiettivo di un più efficace sistema di tutela dei diritti, obbiettivo che interessa "solo" alla generalità dei cittadini.

 

 

 

Concludo sul punto sottolienando che il recupero di efficienza del sistema giustizia non è esercizio fine a sé stesso, ma la premessa imprescindibile per quella la garanzia di diritti che figura nel titolo del nostro congresso.

 

 

2.3. Le riforme processuali urgenti

 

Sono necessari ed urgenti alcuni interventi limitati e precisi sui quali ormai vi è stata tutta la riflessione necessaria. Nel rinviare alla specifico documento sul processo civile, osservo, quanto al processo penale che i punti enunciati a Caserta dal Ministro Mastella, notifiche, nullità, snellimento degli adempimenti meramente formali e prescrizione, sono pienamente condivisibili, ma non abbiamo finora visto neppure la presentazione di un ddl . Occorre che il Parlamento, su iniziativa del Ministro, provveda. Purtroppo, almeno in una fase iniziale, non si avrà un aiuto dalla Unione delle Camere penali, che il 25 gennaio scorso ha diffuso un documento di sconcertante aggressività e di totale chiusura.

 

 

 

3. Gli interventi legislativi necessari

 

 

Rinvio ai documenti dei gruppi di lavoro per quanto riguarda interventi legislativi in tema di immigrazione, droga e disciplina delle misure alternative al carcere.

 

 

 

4. Un programma di lavoro per MD

 

Mi ha colpito una vignetta di Bucchi pubblicata su Venerdi di Repubblica il 12 gennaio 2007. Un uomo consultando una agenda riflette: "Invece che per una causa, mi piacerebbe battermi per un effetto."

 

Continueremo, ovviamente come magistrati di MD, a batterci con intransigenza per nobili cause, ad riflettere ed elaborare sui grandi temi, a sostenere quella eccezionale esperienza collettiva che è la rivista Questione Giustizia. Per me personalmente è la cifra di un appassionato ( e in certi momenti faticoso) impegno pluridecennale e non intendo certo rinunciarvi. Anzi occorre oggi sottolineare una ulteriore causa per cui battersi. 50 anni fa il 25 marzo 1957 veniva firmato a Roma il Trattato sulla CEE, oggi UE, spazio di libertà, sicurezza e giustizia.

 

Ma oggi, per dirla la vignetta di Bucci, dovremmo batterci anche per qualche effetto, individuando impegni prioritari e modalità di azione . Senza ignorare che altri e gravi problemi esistono ed alcuni, senza pretese di completezza, li ho evocati in precedenza, indico settori ( disomogenei tra loro, lo so) di impegno prioritario per la azione concreta e nell'immediato di un gruppo di magistrati.

 

 

Tre impegni prioritari

 

 

a) La giustizia di primo grado. Tribunali e Procure. Le piccole sedi e il Sud

 

La giustizia di primo grado è' il primo, spesso purtroppo disastroso, momento di impatto dei cittadini con il servizio giustizia . Abbiamo duramente contrastato la filosofia verticistica e gerarchizzante della controriforma Castelli, che incentivava la corsa alle funzioni cosiddette "superiori". Qui e ora Md deve concentrare il suo impegno concreto e serio sulla giustizia di primo grado.

 

Indico alcuni punti

 

Il problema delle condizioni di lavoro e dei carichi di lavoro , riguarda tutti, ma in modo particolare coloro che operano nella giustizia di primo grado.

 

Spesso, ad esempio in materia tabellare, abbiamo presenti le sedi medie e grandi, ma le difficoltà maggiori riguardano quei moltissimi colleghi che operano nelle piccole sedi, soprattutto ma non solo al Sud,

 

Della giustizia a Sud ci siamo prevalentemente occupati dal punti di vista dei fenomeni di criminalità organizzata; occorre, anche una nuova attenzione alle specificità delle condizioni di lavoro e della organizzazione negli uffici del Sud.

 

Gli uditori, in sede di prima assegnazione, debbono necessariamente coprire le sedi disagiate, quelle che nessuno vuole. Questo è un sacrificio ineluttabile, ma non è tollerabile che sugli uditori gravi anche un inammissibile atteggiamento di nonnismo giudiziario, ad es nella organizzazione dei turni e delle ferie. Le giuste rivendicazioni in tema di trattamento economico debbono vedere al primo punto un adeguamento significativo dello stipendio di ingresso.

 

La disciplina dei trasferimenti deve essere disciplinata in modo rigorosissimo ad assicurare la parità di trattamento. Non vi alcuna ragione di un termine più ampio rispetto a quelle nomale, per il primo trasferimento di funzione giudice/pm, poiché ben sappiamo che la prima scelta è spesso necessitata

 

 

b) Le riforme processuali urgenti nel civile e nel penale

 

La valorizzazione delle prassi virtuose e della esperienza degli osservatori deve valere come stimolo per superare le ingiustificate resistenze.

 

 

c) La tutela della salute e della sicurezza sul lavoro.

 

La drammatica situazione, accentuata dai problemi del lavoro nero e collegata alle questioni poste dalla disciplina della immigrazione è stata oggetto di un vigoroso intervento del Presidente Napoletano. In tempi passati Md ebbe un ruolo trainante, si tratta di recuperarlo, adeguando alle novità intervenute le modalità di intervento e di organizzazione degli uffici, a cominciare dalle Procure-

 

 

 

5. Conclusione

 

Per operare efficacemente su questi obbiettivi occorrono anche mutamenti nella struttura organizzativa. Tra le novità positive vi è stato in Md l'emergere di approcci e sottolineature nuove; penso, senza voler far torto a nessuno, al documento precongressuale della sezione Calabria e a quello dell'autunno scorso su ordinamento giudiziario e questione economica della sezione Emilia e Romagna

 

E' necessario in un rinnovamento generazionale della nostra dirigenza e un mutamento dei moduli organizzativi; il comitato esecutivo deve operare con una effettiva collegialità e con una divisione di compiti al suo interno. Il contatto tra la dirigenza nazionale e le sedi locali deve divenire il modo normale di lavoro, per esempio con riunioni decentrate del comitato esecutivo.

 

So che abbiamo alcune difficoltà interne, ma credo che dobbiamo guardare avanti e operare tutti insieme, nell'obbiettivo di ricondurre a sintesi senza le pur legittime, anzi salutari, differenze di punti di vista.

 

Ho tentato, sulla base della mia esperienza e con esercizio di razionalità, di evidenziare i problemi aperti e di indicare possibili linee di intervento.

 

Ora si tratta di passare all'opera e questo punto la razionalità della analisi a nulla serve se non vi è l'impegno e la passione civile. Quella passione civile che ci ha sorretto in ben più difficili situazioni, quella passione civile che ci tiene uniti al di la delle distanze generazionali.

 

Noi magistrati di Magistratura democratica siamo, oggi come ieri, impegnati per un modello di magistrato aperto e partecipe al dibattito nella società sui problemi della giustizia, sorretto da una rigorosa deontologia, diligente nell'aggiornamento professionale, ma insieme cittadino a tutto tondo, rigorosamente terzo e imparziale rispetto alle parti, ma fortemente impegnato sui valori della Costituzione e della giurisdizione con il solo obiettivo di operare per un migliore servizio giustizia reso ai cittadini.

 

 

Edmondo Bruti Liberati

 

 

12 02 2007
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