Assetti istituzionali, diritti sociali, diritti di libertà
Gli assetti istituzionali e sociali voluti dalla Costituzione del 1948 sono sottoposti
ad attacchi senza precedenti. Sta qui non nella fisiologica alternanza
di governo - la ´questione democratica' che attraversa il paese. A
essere messi in discussione sono il diritto di cittadinanza (inteso
come tutela di un livello di vita dignitoso per tutti), il principio di uguaglianza
sostanziale e formale dei cittadini, il pluralismo dell'informazione, la
forma di Stato e di governo, la separazione dei poteri, l'indipendenza della
giurisdizione.
» sui diritti sociali e del lavoro che lo scontro si è fatto, in
questi mesi, più aspro, concentrandosi sulla proposta di riduzione dell'ambito
di applicazione dell'art.18 dello Statuto dei lavoratori: rifiuto di uno
dei principi cardine del nostro ordinamento lavoristico ed espressione della volontà
di eliminare un grande strumento di equilibrio per la forza contrattuale del singolo
lavoratore. Ma l'attacco all'art. 18 è, all'evidenza, solo
la punta dell'iceberg di un disegno che punta a scaricare l'insicurezza
sui singoli, per garantire dal rischio le imprese (con un singolare rovesciamento
dei ruoli). La contrazione dello Stato sociale porta con sé la crescita
dello Stato penale, con rapida trasformazione del sistema nel segno della divaricazione
tra delitti dei potenti e delitti dei deboli. Da una parte, il livello di effettività
nell'azione di contrasto dei poteri criminali e dei reati dei ´colletti
bianchi' subisce un progressivo abbassamento; dall'altra, il modello
tolleranza zero diviene imperante nella risposta non solo alla devianza
marginale, ma anche a fenomeni quali l'immigrazione o le tossicodipendenze
che, attraverso politiche di accoglienza e di riduzione del danno, potrebbero
essere governate in modo da coniugare efficacia e rispetto della dignità
e dei diritti fondamentali delle persone. L'ultimo segnale di questa involuzione
è la legge Bossi-Fini in tema di immigrazione, giunta fino a prevedere
il prelievo delle impronte digitali per tutti i cittadini extracomunitari che
chiedono il permesso di soggiorno o il suo rinnovo: disposizione ingiustificata
(perché
già oggi è previsto per chi, italiano o straniero, ´non è
in grado o rifiuta di provare la propria identità' la sottoposizione
a rilievi segnaletici e dattiloscopici ex artt. 4 e 144 Testo unico di pubblica
sicurezza) e odiosa (perché viola in maniera clamorosa il principio
di eguaglianza) che ha come sola ragion d'essere la creazione di una immagine
dello straniero come potenziale delinquente.
La spinta verso la contrazione dei diritti sociali è proporzionale
alla crescita del peso politico-istituzionale degli apparati di sicurezza. I fatti
di Napoli e quelli di Genova consegnano ai nostri giorni una prospettiva inquietante:
progressivamente depauperata dei connotati costituzionali acquisiti in
decenni di faticose conquiste civili, la concezione dell'ordine pubblico
tende a recuperare la sua antica fisionomia, un'ombra, talvolta una minaccia,
sulla vita democratica. Nell'asprezza dello scontro sono stati intaccati
anche fondamentali diritti di libertà, in tema di partecipazione politica,
di espressione del pensiero, di associazione. L'espressione del dissenso
viene presentata come delitto di lesa maestà o addirittura come favoreggiamento
del terrorismo. Quel che si dimentica è che il dissenso e la critica sono
i prerequisiti del dibattito pubblico democratico: chi ritiene una proposta politica
sbagliata o ingiusta deve dirlo con durezza e radicalità pari agli errori
e alle ingiustizie che in essa rileva; se non lo fa, se si autocensura per il
timore che le sue parole siano da altri strumentalizzate, è un pezzo di
democrazia che viene meno.
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In questo terreno si è sviluppato un crescendo di iniziative tese
ad addomesticare la magistratura attraverso la riproposizione di assetti
ordinamentali in profonda tensione con i principi costituzionali di indipendenza,
il drastico ridimensionamento dei poteri di autogoverno e, non ultima, la sistematica
delegittimazione conseguente a formidabili campagne denigratorie: insomma, una
resa dei conti con la magistratura e con la sua pretesa di assicurare l'uguaglianza
dei cittadini davanti alla legge.
Sono, per questo, segnali confortanti e in controtendenza la piena riuscita dello
sciopero del 20 giugno dei magistrati in difesa dell'indipendenza della giurisdizione
(e dunque di uno dei fondamenti dello Stato di diritto) e l'esito delle elezioni
del 30 giugno - 1? luglio per il rinnovo dei componenti togati del Consiglio
superiore della magistratura (che, nonostante una legge elettorale esplicitamente
diretta a raffreddare l'organo di governo dei magistrati, ha visto
il netto successo dello schieramento più impegnato in difesa dei valori
della giurisdizione i cui otto candidati sono stati tutti eletti e con il maggior
numero di consensi).
settembre 2002
(l.p.)