I fatti di Genova e i primi passi del Governo in materia di giustizia
Questo fascicolo era ormai in stampa quando fatti gravi e drammatici ne hanno
imposto la riapertura: seppur solo per un commento a caldo, in attesa di una più
ampia analisi (che interverrà nel prossimo fascicolo). Dopo oltre vent"anni
è tornato a scorrere il sangue sulle piazze. » accaduto a Genova,
dove le imponenti manifestazioni di protesta contro il vertice del G8 (inedite
per partecipazione e radicalità) sono state accompagnate da vandalismi
e distruzioni ad opera di frange di manifestanti, da una gestione dell'ordine
pubblico di straordinaria violenza e inefficacia, dall'uccisione di un ragazzo
di vent"anni. E puntuale, dieci giorni dopo, è esplosa al Tribunale
di Venezia una bomba. Frammenti di una storia già vista (anche se
l'incedere della storia non è mai lineare) che interpella profondamente,
oltre alla politica, il diritto, i giuristi, i magistrati.
´» sbagliato dire che una Costituzione deve essere voluta da tutto
il popolo. Una Costituzione è un patto che i vincitori impongono ai vinti.
Qual è il mio sogno? Lega e Forza Italia raggiungono la metà più
uno. Metà degli italiani fanno la Costituzione anche per l'altra metà.
Poi si tratta di mantenere l'ordine nelle piazze' (Gianfranco Miglio,
marzo 1994). Ciò che è accaduto a Genova nella gestione dell'ordine
pubblico l'asprezza e le modalità delle cariche,
l'uso di armi da fuoco, i pestaggi di cittadini inermi, le sevizie inflitte
da appartenenti alle forze dell'ordine a manifestanti e arrestati
(in particolare nelle scuole Diaz e Pertini e nella caserma di Bolzaneto)
evoca in modo sinistro quella cultura e quel programma (del resto mai smentiti
da Miglio e dallo schieramento politico da lui indicato). I fatti di Genova non
sono un tragico incidente ma una scelta. E sono, insieme, un crocevia di nodi
irrisolti che condizioneranno il futuro della convivenza nel nostro paese o, se
si preferisce, della politica e della giurisdizione. Non vale invocare a giustificazione
la (incontestata) violenza di gruppi di manifestanti: l'essenza dello Stato
di diritto sta nella sua capacità di opporre alla violenza il rispetto
delle regole ed è nei momenti difficili che si misura la solidità
delle istituzioni e il livello di democraticità degli apparati (ché
di fronte a manifestazioni del tutto pacifiche non ci sarebbe neppur bisogno di
un servizio di ordine pubblico). Sorprende e preoccupa che ciò sia
stato (sia) dimenticato da molti, come dimostrano le coperture governative (non
incrinate dalla inevitabile e tardiva rimozione di qualche funzionario), le solidarietà
corporative di gran parte degli organismi rappresentativi della polizia, il silenzio
o i balbettii dei garantisti di ieri (con poche eccezioni, tra cui i Giuristi
democratici, Magistratura democratica e due Camere penali su 100).
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Il Governo e la maggioranza parlamentare hanno mosso i primi passi sul terreno
della giustizia. Le dichiarazioni programmatiche svolte davanti alla Commissione
giustizia della Camera dal guardasigilli Castelli il 24 luglio scorso (che possono
leggersi in Guida al diritto, n. 31 dell'11 agosto 2001) sono schermaglie
estive, appese tra l'evocazione di un sondaggio e la promessa di quattro
nuovi codici entro il 2003 (sic!): per lo più generiche (per es. le ´soluzioni
penali differenti da quelle esistenti per quanto riguarda i tossicodipendenti'
o la ´modifica' del sistema elettorale del Csm e la ´diversità
di ruoli' tra giudici e pubblici ministeri), talora allarmanti (a cominciare
dalla prospettata privatizzazione della giustizia civile, dalla promessa di nuove
carceri, dalla ventilata autonomizzazione della Sezione disciplinare dal Csm),
talaltra condivisibili (come l'abolizione dei reati d'opinione o il
potenziamento e l'apertura a componenti esterne dei consigli giudiziari).
Ma intanto i primi atti parlamentari anticipano la vera politica della
giustizia della nuova maggioranza, esemplarmente rappresentata dalla riforma della
disciplina del falso in bilancio (approvata dalla Camera mentre queste note vengono
licenziate), unico provvedimento previsto nei primi cento giorni di governo. Quanto
incida la riforma nell'avviare a soluzione la ´crisi della giustizia'
evocata dal ministro Castelli è agevole comprendere Ed altrettanto
facile è cogliere che il cuore della nuova disciplina sta non in una ridefinizione
del sistema delle pene (in astratto condivisibile), ma nell'allentamento
delle regole per il mercato e per i soggetti forti (come dimostrano i diminuiti
poteri di accertamento, l'introduzione di ipotesi di perseguibilità
a querela, l'abbattimento dei termini di prescrizione). Anche su questo punto
torneremo nei prossimi fascicoli.
10 agosto 2001
(l.p.)