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Il gruppo del civile ha fatto un lavoro enorme per colmare un ritardo storico gravissimo della magistratura rispetto alla sequenza obiettivi/programmi/risultati, rispetto ai progressi che si sono registrati in altre organizzazioni professionali (vedi università oppure gli ospedali) come ricordatoci dal prof. ZAN. Tutto il nostro dibattito si può risolvere in una considerazione sulla separatezza tra due culture : da un lato, abbiamo visto la storia di un giudice senza organizzazione, dall’altro si vorrebbe un’organizzazione senza giudice.

E’ invece nell’organizzazione delle risorse che sta la chiave di volta di un’inversione di tendenza per il settore civile, e qui fa bene il nostro gruppo a ribadire la centralità del momento organizzativo rispetto a quello processuale.

Come leggere altrimenti il fatto che le ispezioni ministeriali non valutano il risultato del lavoro giudiziario, ma principalmente la funzionalità del campione civile e perciò il recupero dei crediti dello Stato? Cerchiamo di superare insieme agli altri protagonisti del servizio l’incultura di fondo della nostra organizzazione. I proff. Zan e Xilo ci hanno già dato una grossa mano liberandoci dalle parole d’ordine che circolavano alcuni anni fa sull’”azienda” perché ci hanno fatto conoscere la realtà delle organizzazioni professionali complesse.

Anche noi, come altre organizzazioni che gestiscono diritti, non possiamo credere che i nostri dirigenti possano governare tutto. Quindi è giusto riflettere secondo il principio di delega funzionale individuazione funzioni che altri devono svolgere, ma nel contempo non è pensabile che solo i magistrati non debbano disporre di servizi di staff.

La posizione dell’OUA anche oggi espressa sull’aumento dei magistrati togati non mi persuade : il vero problema non è il numero ma è la distribuzione dei magistrati . Vorrei da qui partire per dare conto di un’analisi econometria curata dall’ISTAT sugli effetti della riforma del Giudice Unico. Si legge che prima del 1998 erano sottodimensionate molte preture e molti tribunali, con una perdita di efficienza dell’87%. Dopo la riforma, l’effetto finale del recupero di efficienza è passato al 72%, per cui possiamo dire che il GU non ha spostato di molto il quadro delle diseconomie da mancata specializzazione, imputabile alle dimensioni dei nuovi uffici : dunque, la mancata revisione seria delle circoscrizioni giudiziarie porta ancora a diseconomie di scale.

Sull’impiego della magistratura onoraria, non posso che associarmi alle critiche di MATTONE, che già avevamo avanzato nel saggio scritto con lui e con GILARDI : per effetto delal recente circolare consiliare, quote significative di contenzioso attribuite stabilmente al got senza il presupposto della “vacanza”.

Per brevità, e riservandomi di ritornare sui temi che enuncio con una riflesisone più organica, enuncio solo i problemi da porre in agenda :

  1. I rapporti tra le due dirigenze, quella amministrativa e quella giudiziaria : ddobbiamo riprendere i temi e gli spunti avviati nel seminario fiorentino superando i tabù che per troppo tempo ci hanno rallentato, come la “doppia dirigenza”, che nei fatti è una realtà;

  2. le competenze da degiurisdizionalizzare;

  3. il raccordo tra le procedure tabellari e gli obiettivi dei cancellieri evitando schizofrenie e favorendo invece momenti di interazione;

  4. come far funzionare davvero l’art. 47 quater dell’o.g.. Qui la domanda è : chi deve fare qualcosa rispetto al quadro negativo tracciato da MARINI? La risposta è ovvia : se non funziona, deve rimediare il CSM, che non deve esitare a promuovere il circolo virtuoso ricorrendo anche ad appropriate sanzioni e minacce per i dirigenti che fanno come se tale norma non esistesse.

Seminario di Bologna "Ufficio per il processo" - giugno 2004

04 10 2004
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