La Costituzione e la guerra

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Come egregiamente evidenziato nella relazione di Claudio Castelli introduttiva al XIV Congresso Nazionale di Magistratura Democratica “La Forza dei Diritti”, il contesto politico attuale è caratterizzato da un generalizzato “attacco ai diritti” ( cittadinanza, lavoro, pluralismo dell’informazione, scuola, sanità pubblica, dentro e fuori il carcere, giustizia), rispetto al quale Magistratura Democratica, per il suo stesso DNA, non può che porsi in aperta opposizione.
Magistratura Democratica, infatti, fin dalla sua nascita, si caratterizza per la tutela dei diritti già riconosciuti , e per la promozione di nuovi diritti, sia dei singoli che collettivi, diritti che, pur previsti dalla Costituzione, non hanno ricevuto ad oggi adeguata tutela.

Allo stesso modo, dinanzi a proposte di modifica della Carta Costituzionale miranti a stravolgerne i principi fondamentali, Magistratura Democratica ne auspica invece la piena attuazione, difendendone la validità e vitalità.

Tra i principi fondamentali previsti dal titolo primo della Costituzione repubblicana, fondamentale importanza riveste, nell’attuale contesto politico, il diritto alla pace, previsto dall’art.11 in forma solenne sotto forma di “ripudio” della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; affermava giustamente Gino Strada, nel corso di un affollatissimo dibattito a Sassari, organizzato lo scorso dicembre da CGIL ed Emergency, che “ripudio”, è sinonimo di “ribrezzo”, “disprezzo”, e marchia in modo indelebile la posizione assunta dai Padri Costituenti della nostra Repubblica rispetto alla guerra.
Posizione che è in perfetta sintonia con la considerazione della pace come valore caratterizzante il nostro ordinamento democratico: bene ha scritto, a proposito della inconciliabilità della guerra con il concetto di democrazia, sulla rivista di Magistratura Democratica, Questione Giustizia, lo scorso anno, Salvatore Senese : .

Nonostante tentativi , ripetuti nel tempo, purtroppo anche in settori della sinistra, di ridimensionare il ripudio della guerra sancito dalla Carta Costituzionale, a semplice auspicio o raccomandazione non vincolante, ne va riaffermata la cogenza proprio sulla base del dato letterale di ripugnanza, che, ben al di là di una semplice presa di distanze, manifesta invece, nelle intenzioni dei Costituenti, un radicale disprezzo totale della guerra come forma di risoluzione di conflitti internazionali.
Quali che siano le caratteristiche che, nel pi recente passato e nel presente, le sono state attribuite -- finanche guerra umanitaria!! -- la guerra è comunque fonte di distruzione di vite umane per lo pi innocenti, essendone sempre pi le vittime non militari in servizio ma bensì civili, donne, anziani, bambini.

Soprattutto, la guerra è l’antitesi logica del diritto, il cui fine è quello di risolvere i conflitti tra gli uomini in modo pacifico, mediante l’utilizzo di regole predeterminate; significativamente si legge, tra l’altro, nell’ appello contro la guerra approvato dal Tribunale permanente dei popoli nel corso della sessione del 14/16 dicembre 2002, in Roma: .

Il diritto alla pace è riconosciuto dalla Carta Costituzionale nel rispetto dell’ordinamento internazionale, consentendosi, in condizioni di parità con gli altri Stati, limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia; le organizzazioni alle quali aderisce l’Italia ( ONU- NATO) giustificano la guerra soltanto come legittima difesa rispetto ad un’aggressione esterna in atto. Fuor di luogo quindi qualsiasi forma di guerra “preventiva” come quella che ci si annuncia da tempo come necessaria a debellare il terrorismo internazionale.

La lotta internazionale al terrorismo si attua non mediante una guerra che produce principalmente vittime civili innocenti, ma attraverso efficaci politiche di cooperazione giudiziaria, , messa a regime di autorevoli tribunali penali internazionali, costruzione di rapporti internazionali equi che sappiano ridistribuire redditi e costi del mercato globale, protezione dell’ambiente, lotta alla povertà, in definitiva attraverso le vie maestre del diritto e della politica, senza scorciatoie di sorta.
Scrivevano “trenta giuristi contro la guerra” in un documento diffuso il 7 novembre 2001, pure pubblicato nella rivista Questione Giustizia: .

Nella società civile, nell’ultimo anno c’è stata una generale ripresa di attenzione per la difesa dei diritti costituzionali (scuola, giustizia, salute, lavoro ecc.) che si è espressa recentemente in diverse manifestazioni pubbliche, trasversali alle tradizionali forze politiche, e si intreccia da un lato con le tematiche affrontate dal sindacato, e dal movimento newglobal, e dall’altro con i sentimenti di quella parte del mondo cattolico pi attenta a valori universali, come quelli della solidarietà e della pace.

Magistratura Democratica, da sempre attenta ai problemi internazionali, con una sua propria elaborazione concettuale, deve saper continuare a dialogare con questi movimenti e con le personalità pi impegnate nel rifiuto della guerra (penso a Strada, Chiesa, Terzani, padre Zanotelli, ecc.ecc.), offendo il suo contributo giuridico e culturale per costruire assieme una vera e propria “alleanza per i diritti”, che sappia contrastare le spinte neoautoritarie in atto, e sappia far prevalere la forza dei diritti dei pi deboli sul diritto del pi forte ……

In sede locale, a Sassari, abbiamo aderito, assieme a numerose associazioni, alle iniziative della Tavola per la pace, e partecipato alla fiaccolata del 10 dicembre; stiamo in questi giorni contribuendo alla realizzazione di una manifestazione pubblica, prodromica a quella nazionale del 15 febbraio.

In sede nazionale, e’ auspicabile che dal Congresso, nella mozione conclusiva, esca un impegno esplicito e forte di Magistratura Democratica contro la guerra, contro qualsiasi guerra.

24 01 2003
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