La sentenza emessa ieri dal Gup del Tribunale di Milano riguarda temi estremamente sensibili e delicati che possono essere oggetto di divergenze e di critica e non di un incredibile linciaggio diretto contro il giudice. Sarebbe opportuno tornare alla razionalità e rendersi conto degli enormi problemi che la diffusione del terrorismo a livello sopranazionale pone anche sul piano giuridico, senza mai dimenticare che la giurisdizione è applicazione rigorosa delle regole che per questo va valutata e non per i contingenti risultati.
Questo non dovrebbe essere il momento degli insulti, ma quello di una seria e pacata riflessione sull'adeguatezza degli strumenti giuridici esistenti per affrontare il fenomeno del terrorismo, sulla definizione giuridica del concetto di terrorismo internazionale (ben evidenziata dai contrasti avutisi per giungere ad una Convenzione Globale dell'Onu), sulla necessità di implementare gli strumenti di collaborazione internazionale che consentano la legalità della prova nei processi, sulla soglia probatoria necessaria per ritenere provati reati associativi, in particolare quando, come nel caso dell'art. 270 bis Cp, la finalizzazione riguarda la commissione di reati di terrorismo all'estero.
La sentenza del Gup di Milano, in un panorama ancora estremamente povero di decisioni, anche divergenti,dà una soluzione inevitabilmente opinabile, ma che non può essere liquidata con gli insulti. Reazioni di questo tipo indeboliscono e non rafforzano il doveroso contrasto al terrorismo, poich creano spaccature dannose per tutti.