Il Cdc dell'Associazione Nazionale Magistrati ha deliberato lo
sciopero dei magistrati per il giorno 25 maggio 2004, come primo di tre giorni di mobilitazione. Una scelta sofferta per una categoria come la nostra non abituata a rivendicazioni e ad azioni di tipo sindacale, ma assolutamente necessaria.
Il progetto di legge sull'ordinamento giudiziario, già approvato dal
Senato ed oggi in discussione alla Commissione Giustizia della Camera
dei Deputati, è una vera e propria controriforma che tocca e stravolge la vita professionale e quotidiana di ciascuno di noi, distrugge l'indipendenza di ogni giudice e Pm sottoponendoli ad una gerarchia verticistica, costringe a continui trasferimenti, separa ed isola tra giudicanti e requirenti da un lato, tra primo, secondo grado e cassazione dall'altro. Ci sono almeno dieci motivi che ci portano a ritenere necessario lo sciopero.
Per il metodo.
La Commissione Giustizia della Camera, in persona di Presidente e
relatore, aveva all'inizio manifestato aperture e disponibilità al
confronto, apprezzando e valorizzando le proposte alternative avanzate dall'Anm. L'Anm ha dimostrato la propria responsabilità
istituzionale sospendendo lo sciopero già indetto e dando il proprio
contributo di idee ed esperienza. Poi il confronto è finito ancora prima di cominciare: è stato raggiunto un accordo di maggioranza (in diversi punti addirittura peggiorativo), con il ritiro dei ben 500 emendamenti presentati dalle forze dell'area governativa ed è stata imposta una radicale accelerazione con tempi contingentati ed il proposito di approvare il d.d.l. alla Camera in tempi brevissimi.
Ogni ipotesi di confronto, di soluzioni condivise che debbono nutrirsi
dell'esperienza degli operatori è stata tradita e disattesa.
Per difendere la Costituzione.
Il modello Costituzionale viene stravolto. I magistrati non si
distingueranno pi solo per funzioni, ma anche per i concorsi che
avranno superato (conseguendo aumenti economici) e per i gradi che avranno raggiunto, con un potere enorme dato a chi ricopre incarichi direttivi, semidirettivi e funzioni di legittimità. Per conseguire
incarichi direttivi o semidirettivi occorrerà prima avere svolto
funzioni di appello o di cassazione, ignorando la radicale diversità dei
requisiti attitudinali richiesti per tali diverse tipologie di posizioni
professionali, e creando in tal modo una categoria di magistrati,
controllati attraverso i concorsi, cui saranno riservati gli incarichi
di direzione degli uffici.
I giudici non saranno pi soggetti solo alla legge, ma anche ai concorsi e alle Commissioni di esame.
Il Consiglio Superiore della Magistratura perde competenze assegnategli dalla Costituzione quali quelle in materia di formazione (che passano in toto alla Scuola della Magistratura), di organizzazione degli uffici (che passano ai Consigli Giudiziari), di promozioni (che passano in larga parte alle varie Commissioni di esame).
Per poter dire la nostra sulla gestione degli uffici.
L'autogoverno non esiste pi. Alla perdita di poteri da parte del Csm
corrisponde lo stravolgimento dei Consigli Giudiziari in cui i
magistrati eletti diventeranno minoranza: cinque nei distretti con pi
di trecentocinquanta magistrati e tre in quelli con numero inferiore,
contro quattro non togati, oltre a un giudice di pace, al Presidente
della Corte di Appello, al Procuratore generale e al Presidente
dell'Ordine degli avvocati.
Per la funzionalità del servizio.
L'efficienza del servizio giustizia non è in alcun modo presente nel
ddl. Anzi, l'idea di fondo è quella che i magistrati migliori debbono
essere quelli di legittimità e di appello e che i meno capaci debbono
dedicarsi al primo grado ( ovvero a quanto in primis interessa ai
cittadini). Non solo, ma la ridda dei concorsi caratterizzerà tutta la
vita professionale del magistrato, e ciò cominciando dopo otto anni
dall'entrata in magistratura, quando diviene possibile sostenere il
concorso anticipato per l'accesso in appello. Ogni anno 1000 - 1500
magistrati saranno impegnati in concorsi ed esami e almeno 100 - 150 come commissari di esame. Viene spontanea una domanda: chi lavorerà?
Per l'unità della giurisdizione.
Le carriere di giudici e Pm vengono di fatto separate, con un
meccanismo tanto ibrido (la dichiarazione al momento dell'iscrizione al concorso della propria scelta tra giudicante e requirente e l'obbligo di effettuare una scelta definitiva dopo tre anni dall'ingresso in magistratura) quanto ipocrita. L'obiettivo è spaccare la magistratura, dividendola in tante piccole caste (non solo giudicanti e requirenti, ma di appello, di legittimità, con funzioni direttive e semi direttive) in cui ogni singolo magistrato è pi solo, abbandonato al potere dei dirigenti e condizionabile.
Perch ciascun giudice e Pm possa essere davvero indipendente e non asservito. Enormi poteri vengono attribuiti al Procuratore della Repubblica e alla Cassazione.
La Cassazione in vario modo (con la presenza massiccia nelle
Commissioni di esame e nel Comitato direttivo nella Scuola della
magistratura) torna ad essere giudice dei giudici e non giudice delle
sentenze.
Il Procuratore della Repubblica torna ad essere il signore dell'azione
penale, il cui esercizio viene concentrato in 219 soli soggetti in tutta
Italia. La reintroduzione del potere di avocazione del Procuratore
generale, poi, completa il disegno, consentendo, come la storia insegna, la sottrazione agli stessi Procuratori della Repubblica di processi delicati o pericolosi. Il potenziamento del potere gerarchico in questo settore rende pi acuto il pericolo di un controllo, anche di fatto, sul Pm dell'esecutivo e della politica. D'altro canto ogni singolo sostituto non avrà pi diritto alcuno con un Procuratore che potrà assegnargli, togliergli procedimenti e delegargli anche solo singoli atti senza regole e controlli.
Per essere valutati per il lavoro che ciascuno di noi fa.
I magistrati debbono essere valutati e valorizzati per il lavoro che
fanno e per come lo fanno, non per la preparazione meramente teorica dimostrata nei concorsi. Quanto deve essere valorizzato è il servizio reso e la sua qualità e non impropri obiettivi di costruire la propria carriera.
Per evitare una mobilità selvaggia.
Il risultato del disegno di legge è una mobilità selvaggia in cui ogni
magistrato sarà costretto a cambiare nella propria vita pi volte città e sede. Ciò è il frutto di diverse norme che si incrociano e provocano effetti perversi: - la previsione di una rigorosa temporaneità di dieci anni per tutti gli incarichi, - l' irrigidimento delle incompatibilità parentali ( con il divieto di far parte dello stesso ufficio o di avere il coniuge o parenti che esercitano davanti allo stesso ufficio, al di là di dati dimensionali e delle articolazioni dell'ufficio), - la totale separazione di giudicanti e requirenti, - lo stesso sistema dei concorsi che spesso costringerà a cambiare sede e distretto per conseguire le funzioni di appello o legittimità.
La valorizzazione di attitudini e specializzazioni resterà un ricordo e
le pi penalizzate saranno inevitabilmente i magistrati donna.
Per un controllo disciplinare serio e non punitivo.
Il sistema disciplinare diventa uno strumento cardine per il controllo
dei magistrati. Vengono mantenute formulazioni ambigue che possono rendere perseguibili attività interpretative e l'espressione dei propri diritti civili di cittadino. Vengono incrementati i poteri del Ministro che può opporsi al proscioglimento e imporre l'udienza di discussione.
Viene creato un perverso sistema di obbligatorietà dell'azione
disciplinare e di obbligo sanzionato disciplinarmente per il dirigente
dell'ufficio o per il presidente di sezione di segnalare ogni fatto che
possa costituire illecito disciplinare. Il numero di azioni disciplinari
(che già oggi si aggira sulle 100/150 l'anno) si decuplicherà, non
consentendo un serio intervento disciplinare e lasciando spalancata la via per iniziative persecutorie.
Per una giustizia davvero moderna.
L'ordinamento che viene disegnato ricalca quello consegnatoci negli anni 50, con i concorsi, i ruoli chiusi, la rigida gerarchia e, come frutto, il formalismo giuridico. Assetti del tutto incompatibili con una società in continua evoluzione, con fonti ormai multiformi e con la necessità dell'interprete (qualsiasi funzione svolga e di qualsiasi grado) di essere in grado di ricostruire l'ordinamento.
Eguaglianza di tutte le funzioni, selezione attitudinale,
specializzazione, cultura dell'organizzazione e della responsabilità,
managerialità gestionale, formazione permanente, capacità di interagire con le nuove tecnologie dovrebbero essere i capisaldi su cui muoversi per costruire una magistratura ed un suo ordinamento davvero moderno e futuribile.
Lo sciopero è necessario e serve. Non è vero che lo sciopero è inutile.
Molti sono ancora i passaggi che il disegno di legge deve affrontare:
l'approvazione alla Camera, il ritorno al Senato, l'elaborazione dei
decreti delegati, i relativi pareri delle Camere e del C.S.M., la
concreta attuazione.
Su ogni fase possiamo e dobbiamo intervenire per denunciare
l'irrazionalità e la gravità del tentativo contro - riformatore in atto
e, come si è visto con la precedente proclamazione dello sciopero, la
mobilitazione serve ed ha un fortissimo impatto.
Lo sciopero non è una scelta di testimonianza a partita persa, ma un gesto forte di protesta e di rilancio perch si tenga conto delle
proposte degli operatori, perch si abbandonino le velleità punitive
contro la magistratura.
I risultati potranno non essere immediati, ma solo una denuncia radicale ed una forte e compatta mobilitazione possono costituire uno stimolo per la politica, l'opinione pubblica ed i cittadini a confrontarsi e ad apprezzare una magistratura che difende il modello costituzionale e che vuole una reale innovazione.