Presentazione
Nello scorso numero avevamo ipotizzato, con timore, una possibile com-pressione dello statuto giuridico dello straniero all'esito delle elezioni di apri-le, impegnandoci a prestare attenzione, tra gli altri, ad aspetti quali il multi-culturalismo, il razzismo e la discriminazione che potevano diventare aspro terreno di scontro politico/sociale.
La facile profezia si è purtroppo avverata, con forme di inusuale gravità.
Già nei primi giorni dal suo insediamento il governo ha, infatti, emanato una "raggiera" di provvedimenti legislativi atti ad invertire radicalmente la rotta intrapresa (pur tra molte incertezze) dalla precedente compagine gover-nativa in materia di immigrazione e lotta alla discriminazione ed al razzismo, per imboccare la strada della politica legislativa sicuritaria, improntata al restringimento dei diritti e alla criminalizzazione di tutto ciò (di tutti coloro) che non sia identificabile con il "normale" cittadino italiano o con il "buon straniero operoso".
I provvedimenti emessi parlano da soli: dal decreto legge n. 92/2008 - che ha introdotto l'aggravante della clandestinità (per cui il furto di una mela commesso da uno straniero privo di documenti è in sé condizione per aumen-tare la pena), le nuove ipotesi di allontanamento dei cittadini comunitari (in violazione al principio di libera circolazione), il conferimento di nuovi poteri ai sindaci a tutela della "sicurezza urbana" (leggi: lotta ai poveri, anziché alla povertà) -, agli schemi di decreto legislativo e al disegno di legge, con i quali si estende fino a un massimo di 18 mesi il trattenimento nei neonomina-ti "centri di identificazione ed espulsione", si restringe il diritto all'unità fa-miliare per i genitori ed ai figli maggiorenni (così negando il diritto alla fa-miglia, tanto rivendicato nella società italiana cattolica ma disconosciuto per gli stranieri), si limita il diritto di libera circolazione dei cittadini comunitari, si restringono le condizioni per il diritto d'asilo (prima ancora che abbia ap-plicazione la nuova legge, per decenni auspicata, introdotta solo pochi mesi prima), fino a volere introdurre il nuovo reato di immigrazione clandestina.
Per l'approfondimento dei vari aspetti di illegittimità - palesi - dei provve-dimenti in materia di immigrazione contenuti nel cd "pacchetto sicurezza"si rinvia al documento dell'ASGI (in www.asgi.it) e a quello, congiunto, di Magistratura Democratica ed ASGI (nello stesso sito e in www.magistraturademocratica.it). Su di essi avremo comunque modo di ri-flettere ulteriormente nei prossimi numeri, a conclusione degli iter parlamen-tari di approvazione definitiva dei testi normativi.
Ma quello che più ha destato scalpore e indignazione, anche e soprattutto da parte di innumerevoli organismi europei ed internazionali (dal Parlamento europeo al CERD), è stata indubbiamente la decretazione dello stato di e-mergenza in tre regioni italiane a causa della sola presenza di "comunità nomadi", nei confronti delle quali, al momento di chiusura di questo numero della Rivista, è in corso un vero e proprio censimento etnico, di cui l'Italia non aveva più memoria da decenni. A parte ogni considerazione sull'inconferente ed illegittimo utilizzo di una legge sulla protezione civile per proclamare lo stato di emergenza (ciò che equipara i cd. "nomadi" ad un terremoto o ad altra catastrofe naturale), la gravità di questi provvedimenti sta nel fatto che la sola appartenenza, o la percezione della appartenenza, di una persona alla minoranza "nomade" (così genericamente quanto impro-priamente definita nei provvedimenti per evocare un evidente disvalore so-ciale) è la ragione che pretende di giustificare il censimento effettuato con rilevazione segnaletiche, anche sui minori, ovverosia con acquisizione di im-pronte digitali e fotografie, a prescindere da ogni collegamento con situazio-ne di pericolosità della singola persona, come previsto dalla ordinaria legi-slazione.
Dunque, una legge speciale per minoranze ritenute in sè pericolose e nei confronti delle quali agire con un preventivo generalizzato controllo median-te acquisizione delle impronte digitali, che, chissà, potranno sempre servire in futuro quando verranno sorprese a delinquere.
Rispetto a siffatta gravissima lesione dei diritti umani fondamentali - pri-mo di tutti quello al rispetto della dignità personale e all'uguaglianza - si re-gistra la reazione di singoli "destinatari" delle misure eccezionali decretate dal Governo, così come delle associazioni italiane (che hanno promosso va-rie azioni giudiziarie contro la discriminazione), oltre che, come detto, da parte di organismi europei ed internazionali. Ricordiamo, in particolare, la Risoluzione del Parlamento europeo del 10.7.2008 che «esorta le autorità italiane ad astenersi dal procedere alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori, in quanto ciò costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione fondato sulla razza e l'origine etnica, vietato dall'art. 14 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, e per di più un atto di di-scriminazione tra i cittadini dell'U.E. di origine rom o nomadi e gli altri cittadini, ai quali non viene richiesto di sottoporsi a tali procedure», nel contempo ribadendo che «le politiche che aumentano l'esclusione non sa-ranno mai efficaci nella lotta alla criminalità e non contribuiranno alla prevenzione della criminalità e alla sicurezza».
Ci auguriamo che qualcuno ascolti il monito europeo!
17 luglio 2008