23 mar 2003
Il testo del maxi emendamento governativo in materia di ordinamento giudiziario,
per quanto al momento si conosce, evidenzia come il reale obiettivo sia
quello di dividere la magistratura e di controllarla.
Il testo del maxi emendamento governativo in materia di ordinamento giudiziario,
per quanto al momento si conosce, evidenzia come il reale obiettivo sia
quello di dividere la magistratura e di controllarla.
Le decisioni giudiziarie devono essere rispettate anche quando non sono condivise. Rispetto non significa però acquiescenza acritica, ma impegno nel capire, nell'interpretare e, quando necessario, nel sottoporre a critica razionale atti e provvedimenti dei magistrati. La critica dell'opinione pubblica, della stampa, degli operatori, quando è motivata e argomentata, è infatti fattore di crescita, mezzo per correggere errori, strumento per affermare la responsabilità sociale dei magistrati.
Cari amici, dalla pubblicazione delle sedi agli uditori e dalle reazioni di sconforto ed amarezza che si succedono credo che occorra cogliere da un lato la drammaticità della situazione sul tema "trasferimenti", che mi sembra il Consiglio non abbia ancora colto, ma anche dall’altro l’estrema difficoltà in cui oggi il Consiglio si trova ad operare per rimettere in sesto una politica del personale razionale.
La proposta di emendamento presentata nel d.d.l. sull’ordinamento giudiziario
che prevede di creare due concorsi distinti e separati per giudici e per
pubblici ministeri è un chiarissimo passo verso la separazione delle carriere.
E una proposta che sarebbe di dubbia costituzionalità quanto al doppio
concorso, stante la lettera dell’art. 106 Costituzione che parla di "concorso",
da intendersi come unico, ed in contrasto con l’ art. 105 Costituzione
La pace costituisce un valore fondativo dell’ordinamento democratico interno e internazionale.
La Costituzione della Repubblica italiana, la Carta delle Nazioni Unite e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea sono fondate sul ripudio della guerra e sull’impegno solenne di assicurare un futuro di pace a tutti i popoli.
Il congresso di Magistratura democratica si riconosce nella relazione del segretario nazionale e approva le tesi in essa contenute;
prende atto del ricco e articolato dibattito congressuale, anche con significativi contributi esterni, convergenti nella denuncia dei gravi e ripetuti attacchi all’autonomia della magistratura e all’indipendente esercizio della giurisdizione;
sottolinea la centralità dell’impegno di Md in difesa dei valori costituzionali e a tutela dei diritti e della giurisdizione;
Desidero in primo luogo ringraziare Magistratura democratica per avermi dato l’opportunità di seguire i lavori di questo congresso e di intervenirvi.
Nella relazione Castelli e in alcuni interventi si è parlato delle troppe cautele e diffidenze che rendono difficili i rapporti tra magistratura e avvocatura: non credo, tuttavia, che si possa dire che si tratta di un dialogo tra sordi. Occorre però uscire dai rispettivi recinti. Siamo infatti tutti coinvolti, magistrati e avvocati, dal quadro generale che è tracciato dalla relazione.
Alla domanda "quanto sono forti i diritti?", in Italia, in Europa, nel mondo, non si può che rispondere: poco e sembrano destinati ad esserlo sempre meno.